Il tonfo di Varese nella classifica del Sole 24 Ore non è un incidente statistico né un semplice “campanello d’allarme”. È una sentenza. Una certificazione numerica – quindi neutra, fredda, oggettiva – del fallimento politico e amministrativo degli ultimi dieci anni.
La Città Giardino scivola dal 19° al 41° posto, perdendo 19 posizioni e precipitando ben sotto la media nazionale. Non accadeva da vent’anni. E non può essere liquidato con la solita formula del “dato da contestualizzare”: qui c’è un arretramento sistemico, esteso a quasi tutti i parametri che definiscono la qualità della vita.
Ma c’è un indicatore che suona come una sirena: “Giustizia e sicurezza”.
Varese è 89ª in Italia, con –45 posizioni in un solo anno. Un crollo verticale.
La sicurezza: il grande rimosso dell’amministrazione
Questo dato non nasce oggi. Da anni i cittadini segnalano episodi di microcriminalità, furti, danneggiamenti, spaccio nelle aree sensibili, zone lasciate al buio, quartieri percepiti come insicuri. La risposta dell’amministrazione, costantemente, è stata la stessa: negare, minimizzare, spiegare.
Mentre la realtà peggiorava.
Il Sole 24 Ore ora dà una misura incontestabile a ciò che era già evidente nel quotidiano. L’amministrazione Galimberti ha parlato di “città sicura”, ma i numeri raccontano altro: una città che, sul fronte sicurezza, è precipitata al livello delle peggiori province italiane.
In dieci anni non si è vista una strategia:
- nessun investimento serio sul presidio territoriale;
- nessuna progettualità sul contrasto al degrado;
- nessun piano coordinato di prevenzione urbana;
- nessuna regia politica capace di coinvolgere tutti gli attori della sicurezza.
La conseguenza è ora sotto gli occhi di tutti: un voto drammaticamente insufficiente, da parte di un ente terzo e autorevole.
Non solo sicurezza: Varese peggiora in tutto
Il quadro generale è impietoso:
- Ambiente e servizi: –21 posizioni. Mobilità inefficiente, qualità dell’aria critica, gestione rifiuti da rivedere, servizi non all’altezza.
- Cultura e tempo libero: –24 posizioni. Una città che ha puntato tutto sui grandi eventi, ma che perde attrattività e capacità di generare una vera offerta culturale.
- Affari e lavoro: –9 posizioni. Sintomo di una città che non traina più e non si muove.
- Ricchezza e consumi: –4. Anche qui, un rallentamento evidente.
- Demografia e società: –1. L’unica voce stabile, ma insufficiente a invertire la rotta.
È un arretramento corale, strutturale, non un episodio isolato.
Dieci anni sprecati
Il dato che più colpisce è il contesto: appena un anno fa Varese festeggiava la risalita. Oggi arretra di quasi vent’anni in un colpo solo. Non succede quando un territorio è ben governato; succede quando la politica perde la capacità di leggere il presente e di costruire il futuro.
Dieci anni dopo, il bilancio è chiaro: le promesse sulla sicurezza sono rimaste parole, la retorica del “rilancio culturale” si è afflosciata e la narrazione di una città verde, moderna, inclusiva non trova riscontro nei dati.
La fotografia del Sole 24 Ore non è una statistica: è un referto.
E adesso?
Continuare a minimizzare sarebbe irresponsabile.
Questa città ha bisogno di una svolta, di leadership, di scelte coraggiose e non cosmetiche. Ha bisogno di un’amministrazione capace di assumersi responsabilità, non di raccontare versioni edulcorate dei problemi.
Il crollo della qualità della vita non nasce da un anno storto.
Nasce da dieci anni di inerzia sui problemi veri. E su questo, occorre dirlo, Davide Galimberti e il centrosinistra hanno fallito.
E la sicurezza, adesso certificata come emergenza nazionale, non può più essere ignorata. Starà ai prossimi candidati sindaco trovare proposte e, si spera, risposte.
La campagna elettorale per Varese 2027 inizia oggi.













