I dati demografici più recenti delineano una Gallarate profondamente diversa da quella di pochi anni fa. I cittadini stranieri residenti sono 8.936, di cui 1.813 minori. Le comunità più numerose arrivano da Pakistan, Albania e Bangladesh, mentre superano le 500 unità anche quelle provenienti da Cina, Romania e Marocco. Nel complesso, la popolazione straniera rappresenta oggi il 16,6% dei residenti: un dato che, per dimensioni e velocità di crescita, segna un cambiamento strutturale.
I nuovi italiani e l’identità che cambia
A rafforzare questa trasformazione contribuisce un altro numero rilevante: nell’ultimo decennio 4.237 cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana. Non tutti risiedono ancora in città, ma il dato restituisce la misura di un processo che va oltre la semplice presenza anagrafica e incide sull’identità stessa del tessuto urbano e sociale.

Nel corso degli anni, seguendo direttamente i giuramenti di cittadinanza, l’amministrazione ha potuto osservare da vicino come il percorso di integrazione non sia sempre lineare. In molti casi emergono difficoltà persistenti, anche dopo lunghi periodi di residenza, a partire dalla conoscenza della lingua italiana. Situazioni che, durante cerimonie ufficiali cariche di significato simbolico, mostrano una distanza culturale non sempre colmata e sollevano interrogativi sul reale grado di adesione alle regole e ai valori condivisi.
Ne deriva una sensazione di scollamento tra lo status giuridico di cittadino e una piena partecipazione alla vita della comunità. Un elemento che rende il cambiamento meno visibile, ma potenzialmente più profondo e problematico.
Integrazione, legalità e futuro
Il quadro che emerge non è solo statistico, ma sociale e culturale. Gallarate si trova sempre più spesso ad affrontare episodi che segnalano come, per una parte della popolazione, i concetti di legalità, rispetto delle regole e integrazione restino fragili o incompiuti. Una realtà che alimenta preoccupazioni sul medio-lungo periodo.
I numeri raccontano dunque una trasformazione silenziosa ma incisiva, che pone la città davanti a un bivio: governare il cambiamento con strumenti adeguati e una visione chiara, oppure subirlo. La fotografia che emerge impone un confronto non rassicurante, ma necessario, sul futuro sociale e civile di Gallarate.













