Il Cimitero Vecchio di Viggiù: museo a cielo aperto

Tra arte, storia e scienza, il camposanto fondato nel 1820 torna a nuova vita grazie al progetto “Vivi – Vivere il cimitero di Viggiù”. Un luogo che intreccia silenzio e bellezza, dove le lapidi parlano e gli alberi ricordano i caduti.

Nel cuore del Varesotto, nascosto tra i boschi e le colline di Viggiù, un luogo intriso di storia e di poesia sta tornando a vivere: il Cimitero Vecchio. Fondato nel 1820 e chiuso nel 1910 dopo aver raggiunto la sua capienza, oggi si prepara a una seconda vita come museo a cielo aperto, simbolo di memoria collettiva e di arte locale.

Ogni anno, in occasione del Giorno dei Morti, il 2 novembre, i cancelli del cimitero si aprono al pubblico. Le foglie d’autunno si posano sulle antiche lapidi di pietra arenaria, mentre i raggi del sole filtrano tra i rami spogli dei tigli centenari, piantati nel 1923 per onorare i caduti della Prima Guerra Mondiale. Quegli alberi, oggi imponenti, recano ancora le targhette con i nomi dei soldati viggiutesi, trasformando il luogo in un silenzioso memoriale naturale.

Camminare nel Cimitero Vecchio significa immergersi in un’altra epoca: tra lapidi scolpite e monumenti funerari che raccontano la grande tradizione artigianale dei “Picasass”, i maestri scalpellini viggiutesi celebri per la lavorazione della pietra locale. Ogni tomba è un’opera d’arte, testimonianza di una comunità che ha sempre saputo fondere il lavoro e la spiritualità con l’estetica.

Tra le sculture più suggestive spiccano il monumento ad Adalgisa Faré Cassani, una figura femminile che sembra seguire con lo sguardo i visitatori, e l’Angelo di Luigi Buzzi Giberto, artista locale la cui fama lo portò a collaborare anche con il Cimitero Monumentale di Milano.

La struttura centrale del complesso è la Cappella Funeraria Comune, progettata nel 1847 dall’architetto Giacomo Moraglia, lo stesso autore del municipio di Lugano. La cappella, in perfetto stile neoclassico, custodisce all’interno piccole stele che raffigurano i mestieri delle persone sepolte: un museo della memoria quotidiana, scolpito nella pietra.

Oggi il Cimitero Vecchio di Viggiù è stato inserito nel programma “Luoghi da rigenerare 2024” dell’Università dell’Insubria, all’interno del progetto “Vivi – Vivere il cimitero di Viggiù”, che mira a restaurarlo e trasformarlo in un museo interattivo. Il piano prevede interventi di consolidamento strutturale, scavi archeologici e analisi bioarcheologiche sui resti umani, in collaborazione con ricercatori e studenti.

Per celebrare questa rinascita, il Comune e l’Associazione Amici dei Musei Viggiutesi “Enrico Butti” propongono anche quest’anno due esperienze aperte al pubblico:

  • Laboratorio di antropologia fisica, domenica 2 novembre dalle 14.00 alle 16.00, dove i partecipanti potranno ricomporre uno scheletro e apprendere le tecniche degli antropologi forensi (prenotazioni: [email protected]).
  • Visite guidate storiche, nelle domeniche del 2, 9, 16 e 23 novembre, dalle 14.00 alle 16.00, per scoprire la storia, le opere d’arte e i misteri del Cimitero Vecchio (prenotazioni: [email protected]).

Tra il profumo dell’autunno e il silenzio della memoria, il Cimitero Vecchio di Viggiù torna così a raccontare — con la voce della pietra e il respiro del tempo — la storia di un paese che non dimentica le proprie radici.