«Abbiamo sentito un tonfo. Mai avremmo pensato a un gesto del genere»

Choc al condominio Gioia a Vergiate, luogo dell’omicidio suicidio di Claudio Nizzola e Renata Ottone. «Coppia stupenda, mai un litigio»

– «Ho sentito un rumore, come se qualcuno avesse spostato un mobile contro il muro. Ma appena abbiamo sentito urlare “aiuto, aiuto” ci siamo affacciati e abbiamo contattato i soccorsi, ma purtroppo non c’è stato niente da fare». È la testimonianza incredula del vicino di casa di
e , i due coniugi vittima ieri mattina a Vergiate dell’omicidio-suicidio di via Cusciano.
«In quel momento – ha raccontato – mi trovavo in casa. Ho sentito questo tonfo, ma era inimmaginabile pensare che qualcuno si fosse gettato giù dal balcone. In tanti anni che siamo qui non li abbiamo mai sentiti una volta litigare. Mai».

Nizzola si era appena spinto giù dalla finestra del sottoscala, compiendo un volo di oltre dieci metri che non gli ha lasciato scampo. Quando sono intervenuti i soccorsi pochi minuti più tardi è stato scoperto l’orrore di un secondo corpo senza vita, quello della moglie Renata Ottone, abbandonato nel letto della loro camera. I due vivevano nella palazzina al civico 20 di via Cusciano, una zona residenziale a poche decine di metri di distanza dal municipio. Al condominio “Gioia”, sconvolto dalla faccenda, ieri mattina si è presentato anche il sindaco di Vergiate per capire cosa fosse accaduto.

Tra i vicini e tra le persone che conoscevano la coppia prevale tanta incredulità. Sotto choc è stata scortata dai familiari all’esterno della palazzina anche la signora che ha lanciato l’allarme dopo che il corpo del Nizzola l’era precipitato a poca distanza da dove stava buttando l’immondizia. «Era una coppia meravigliosa – ripetono i vicini di casa – delle persone discrete, molto riservate, ma si vedeva che era una coppia perfetta. Si capiva che si volevano bene. Davvero due brave persone che non avevano mai dato problemi prima. Quello che è successo è inspiegabile».

Nel viavai incessante di persone che sfilano davanti alla palazzina dell’orrore, il dolore è grande: «Inimmaginabile – ripetono – una cosa del genere. Soprattutto da parte loro. Li vedevi sempre insieme». Il marito si era già sposato tanto da aver avuto una figlia in prime nozze. Originario della zona di Mantova, provincia da cui proveniva il papà, persona molto conosciuta da queste parti. Gli amici delle carte avevano soprannominato il papà, “Il Mantova”, prima e poi “Asso di quadri”. Claudio Nizzola era stato un dipendente dell’Agusta, mentre la moglie era casalinga.