Anziani, stranieri e “Neet” E il welfare oggi è a un bivio

Prima e dopo l’euro, la società in provincia di Varese è cambiata radicalmente: più anziani, più immigrati, più giovani senza lavoro. E il welfare, ancora disegnato sui modelli di fine anni ’90, deve rincorrere i nuovi bisogni.

L’età media in provincia di Varese è passata dai 41,9 anni del 2002 ai 43,8 anni del 2013. Il numero di anziani oltre i 65 anni di età erano 148mila e 582 il giorno in cui entrò in vigore la moneta unica e sono diventati 189mila e 561 il primo gennaio dello scorso anno.

L’indice di vecchiaia è passato da 137 anziani ogni 100 giovani del 2002 a 153,9 del 2013. L’indice di dipendenza strutturale, vale a dire il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni), nello stesso periodo è balzato da 46,2 a 55,4.

D’altra parte però l’indice di ricambio della popolazione attiva, che rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (55-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-24 anni), è rimasto sostanzialmente stabile, a quota 141, segno che i giovani non stanno sostituendo più di tanto chi va in pensione. Confermato dall’indice di struttura della popolazione attiva, che è il grado di invecchiamento di chi lavora, che sale dal 98,4 del 2002 al 129,1 del 2013.

Il welfare però deve rincorrere i nuovi bisogni. Molto è finito sulle spalle dei Comuni, che in Lombardia, dato 2008, sopportano il 79,8% dei budget di spesa sociale.

I fondi statali diminuiscono: per fare un raffronto, nel 2002 il fondo nazionale politiche sociali assegnava al piano di zona del distretto di Varese 654mila euro, nel 2009 sono diventati 561mila. E in base ad uno studio Spi-Cgil, in Lombardia il numero di fruitori dei buoni sociali (voucher) sono passati dai 4714 del 2002 ad oltre ventimila nel 2005, per poi stabilizzarsi a 22mila e 390 nel 2010.

In questo periodo però le risorse disponibili si sono ridotte da 36 milioni a 24 milioni, con il risultato che il valore pro-capite medio annuo dei buoni distribuiti dal welfare regionale è drasticamente diminuito, da 3,85 euro a 2,54.

Anche la sanità è cambiata, con una razionalizzazione dell’offerta di posti letto. Nel 2001 in provincia c’erano 3.725 posti letto, mentre nel 2012, tra posti di degenza e day hospital, siamo a quota 3.132.

Da un posto letto ogni 218 abitanti a uno ogni 280 abitanti. In compenso si è adeguata l’offerta delle Rsa: dai 4606 posti letto del 2002, di cui 150 per malati di Alzheimer, siamo passati ai 5.005 posti accreditati dall’Asl del 2013, di cui 251 Alzheimer.

E anche quella degli asili nido: la percentuale di copertura dell’utenza potenziale è passata dall’11,3% del 2002 al 18,9% del 2010, con punte tra il 27 e il 32% a Varese e Busto Arsizio.

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