Blitz anti lavoro nero Le attività pizzicate

Blitz contro il lavoro nero, la maggior parte dei locali sanzionati pagano le sanzioni e regolarizzano i dipendenti.

Tra questi, il laboratorio tessile cinese, che ha subito ripreso l’attività. Il sindaco di Cardano al Campo: «Il rischio-Prato è concreto. Ma è necessario non girare la testa dall’altra parte».

Dopo il blitz nel fine settimana, con l’azione coordinata tra il nucleo specializzato dei Carabinieri e la direzione provinciale dell’Ispettorato del lavoro che ha prodotto sanzioni per circa mezzo milione di euro, la maggior parte delle attività commerciali e artigianali messe “dietro la lavagna” hanno fatto i compiti a casa e, entro il termine di ieri a mezzogiorno, hanno proceduto alla regolarizzazione dei lavoratori “in nero” e al versamento delle sanzioni pecuniarie.

Scongiurando così l’ipotesi di sospensione dell’attività. Vale in particolare per i casi più clamorosi, quello della pizzeria Alfa di Cajello a Gallarate, dove ben undici dei quindici dipendenti che erano al lavoro sabato sera sono risultati senza un regolare contratto, e quello del laboratorio tessile di via Gran Sasso a Cardano al Campo, dove due operai su sei, irregolari, sono stati trovati al lavoro sui telai addirittura oltre la mezzanotte.

Con la regolarizzazione e il pagamento delle sanzioni (in una fase successiva gli imprenditori dovranno anche versare i contributi arretrati), scattano i provvedimenti di revoca della sospensione delle attività, che così già ieri hanno potuto riprendere regolarmente. Almeno fino al prossimo blitz, perché ad esempio la tessitura cinese di Cardano al Campo aveva già subito un sequestro due anni fa.

Resta anche la preoccupazione sul fronte istituzionale, per l’ennesimo intervento delle autorità competenti che mette in luce la persistenza di un fenomeno, quello del lavoro nero, che è fonte di concorrenza sleale per le imprese che operano nei canoni delle regole. Ne è consapevole , sindaco di Cardano al Campo: «Siamo sensibili a questo tema di legalità – ammette il successore della sindaca – ma come amministrazione comunale non possiamo fare altro che affidarci all’attività dei carabinieri e dell’Ispettorato del lavoro.

Perché fino a che si tratta di scovare attività clandestine svolte in un capannone ufficialmente vuoto è un conto, ma quando sono imprese regolari, registrate e autorizzate, i controlli diventano più complicati». Così, per evitare un rischio-Prato che per Bellora «è concreto in questo territorio storicamente a vocazione tessile», giunge un appello a 360 gradi: «In un momento in cui tanti imprenditori ipotecano le case per resistere, le istituzioni a tutti i livelli hanno il dovere di tutelarli dalla concorrenza sleale. Ciascuno dia il suo contributo. Anche il controllo di vicinato in questi casi è fondamentale».

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