Case popolari a Gallarate, 18 sono inagibili: serve un milione per sistemarle

Alla regione sono stati richiesti 697mila euro per sostituire le caldaie e tutti gli infissi e 436mila euro per «la ristrutturazione di appartamenti che richiedono interventi di manutenzione straordinaria»

Case popolari, ci sono 18 alloggi inagibili. Per sistemarli, il Comune chiede oltre un milione di euro alla Regione, che serviranno anche per sostituire caldaie e serramenti. E intanto si riduce la lista d’attesa.
Mercoledì scorso la giunta ha approvato il progetto preliminare, in tempo per partecipare al bando regionale, scaduto venerdì. Due gli interventi che Palazzo Borghi ha chiesto di finanziare.

Uno da 697mila euro per sostituire le caldaie e tutti gli infissi per le palazzine che si trovano in via Perugia e in via Greppi.
E un altro da 436mila euro, per «la ristrutturazione di appartamenti che richiedono interventi di manutenzione straordinaria». Di questi, sei si trovano in via Curtatone e sono inagibili a causa di un incendio: solo due gli alloggi colpiti dalle fiamme, che però hanno intaccato il solaio, rendendone altri quattro non abitabili.

Altri sette si trovano in via Perugia e richiedono la messa a norma dell’impianto elettrico. Ancora, due sono in via Monterosa e non si possono utilizzare perché prima è necessario rifare i tetti. Gli ultimi quattro appartamenti che saranno rimessi a nuovo si trovano in via Nazario Sauro, in via Greppi, in via San Giovanni Bosco e in vicolo del Prestino.
Una volta sistemati, questi alloggi rientreranno nel circuito delle case popolari e contribuiranno a ridurre una lista d’attesa che, spiega l’assessore , negli ultimi quattro anni si è praticamente dimezzata: «all’inizio del mandato superavamo le 600 famiglie che aspettavano una casa, ora siamo a 320».

Certo, non c’è da festeggiare: «Questo risultato non toglie che gli alloggi popolari rimangano numericamente inferiori rispetto alle richieste», riconosce l’esponente dell’esecutivo di centrosinistra. Ma il risultato resta importante.
Diversi i fattori che hanno permesso di ottenerlo. «La scelta di unificare il settore (gli alloggi gestiti da Amsc sono passati ad Aler, ndr) ci ha permesso di essere più tempestivi in fase di assegnazione degli alloggi e di verifica dei requisiti». Al punto che solo quest’anno «abbiamo affidato più di 40 appartamenti e da qui a fine anno potrebbero aumentare».
Hanno inciso anche i controlli, ad esempio per verificare che nelle case popolari non vivano persone esterne al nucleo familiare. «C’è chi esclude qualcuno dalla dichiarazione perché ha un reddito e questo farebbe aumentare l’affitto». Ovviamente non è permesso e, se scoperti, si perde l’alloggio. È anche così che la lista d’attesa si è ridotta.