Corvo in corsia, parla la figlia «I malati? Armi per distruggere»

«La verità è che non c’è stato alcun rispetto per mia madre o per noi. Ne emerge uno spaccato allucinante, dove i pazienti, invece che essere accuditi e curati nel migliore dei modi, vengono utilizzati come armi per distruggere l’una o l’altra carriera».

A parlare è Anna, la figlia dell’anziana paziente deceduta nel novembre 2011 dopo essere stata sottoposta a due interventi nel reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese. Sua madre è l’incipit dell’inchiesta sul Corvo del Circolo che ha alla fine portato davanti al gup
, giovane e rampante medico della Cardiochirurgia, Corvo reo confesso accusato di diffamazione nei confronti di , altro rampante medico dello stesso reparto, che Mariscalco con una lettera anonima ad Anna ha indicato come il responsabile della morte dell’anziana paziente.

Con Mariscalco è comparso ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare anche , ex primario della Cardiochirurgia, accusato di aver mobbizzato Mantovani e che ieri, in aula, ha rilasciato spontanee dichiarazioni rigettando gli addebiti, dicendo di non aver mai sfavorito Mantovani e di aver sofferto molto per l’accusa infondata. L’udienza è poi stata aggiornata al 15 luglio: in quella data il gup deciderà se rinviare a giudizio o meno i due indagati che si sono entrambi dichiarati pronti ad affrontare un eventuale dibattimento. Presente, assistita dall’avvocato , anche Anna, parte civile nel procedimento visto che è della morte di sua madre che si discute.

«Il dubbio rimarrà per sempre»

«Comunque vada, ci rimarrà sempre il dubbio su quello che è accaduto. Sulla verità della morte di mia madre – spiega – Perché è il modo in cui tutto si è svolto a far apparire tutto torbido». Anna, come il resto della famiglia, non ha mai cercato il clamore; altri lo avrebbero fatto per molto meno, ma la dignità è il suo tratto distintivo.

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