«È stata un’esperienza fantastica»

Parla Veronica Orrigoni, la sorella nonché braccio destro del candidato sindaco sconfitto

– Se dicessimo che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, in questo caso sbaglieremmo. Al fianco di Paolo Orrigoni si sono schierate tutte le donne di casa. Dalla mamma Augusta alla sorella Manuela, passando per la moglie Serena, fino alla sorella Veronica, la vera Lady Tigros di questa campagna elettorale, che per quattro mesi è stata il suo braccio destro e che per molte ragioni non scorderà questa esperienza elettorale.

Esattamente. Ero alla conferenza stampa di presentazione della candidatura di Paolo, il 20 febbraio al Twiggy, e mentre lui parlava ho avuto le prime contrazioni ed è iniziato il travaglio. Di lì a poche ore è nata Caterina che mi ha reso mamma per la seconda volta, dopo Rebecca che ha venti mesi.

La scelta di Paolo di candidarsi ammetto che non è stata condivisa subito da tutti, più che altro perché avrebbe voluto dire sottoporsi ad un’esposizione mediatica a cui non eravamo abituati. Paolo comunque aveva deciso e nostro dovere era quello di sostenerlo. Ero in maternità dall’azienda (Tigros, per cui Veronica si occupa degli acquisti) e data la mia esperienza è stato naturale affiancarlo durante questo percorso che è stato per entrambi di grande crescita personale.

Da cinque anni a questa parte in modo particolare. Prima di rientrare in azienda, nel 2011, avevo intrapreso un percorso professionale diverso. Mi sono laureata in Economia e poi ho frequentato la scuola di giornalismo a Milano. Ho lavorato per due anni all’Espresso e ho fondato, con altri colleghi, una cooperativa che fornisce servizi giornalistici, la Fps (che nel gergo della categoria significa fuori per servizio). Quando mi sono sposata ho sentito il bisogno di tornare a casa,

a Varese, e iniziare a lavorare nell’azienda di famiglia al fianco di Paolo. Con mio fratello ho sempre avuto un bellissimo rapporto, perché avendo due caratteri così diversi, ci compensiamo. Lui è più introverso e riservato, per questo all’inizio ero scettica su questa candidatura. Non ho mai avuto alcun dubbio invece sul fatto che mio fratello potesse essere per Varese un buon sindaco. So come lavora, con quale dedizione si dedica ai suoi progetti e che persona speciale sia anche a livello umano. A prescindere dall’orientamento politico a cui si appartiene, in questo caso avrei premiato la persona.

Le variabili in gioco erano molte, l’astensionismo ci ha sicuramente penalizzati come l’incapacità di riportare i nostri elettori alle urne per la seconda volta, ma è inutile parlarne adesso. Resta solo tanta amarezza per aver investito tempo, energie e speranze in qualcosa che poi non si è concretizzato. Mi dispiace anche per le persone che ho visto spendersi al nostro fianco in questi quattro mesi. Nelle cose però sono abituata a guardare il lato positivo e questa esperienza è stata fantastica e umanamente molto bella.

Ho visto una Varese diversa e per tante cose ne è valsa la pena, coma la visita alla Fondazione Piatti e a tutte quelle realtà che fanno cose valide per il prossimo. Ho conosciuto persone speciali, prime fra tutte quelle che si sono candidate nella lista Paolo Orrigoni e di cui poi mi sono maggiormente occupata. Alcuni li conoscevo già altri no, ma è stato bello vedere come abbiano tolto del tempo al loro privato per dedicarsi alla cosa pubblica.

La scorsa tornata elettorale ci avevo fatto un pensierino, avevo voglia anch’io di fare qualcosa per la mia città, poi ho desistito. Adesso era il momento di Paolo e sono stata al suo fianco con lo stesso spirito.

Si ma non nella politica. Paolo sarebbe stato un buon primo cittadino e per permettergli di impegnarsi in questo avevamo già deciso che avrei assunto io in azienda alcuni dei suoi ruoli.

Una frecciatina la rivolgerei ad alcuni addetti stampa dei candidati concorrenti, con cui ci sono stati scambi di mail e telefonate dai toni poco piacevoli. Quello che invece avremmo potuto fare diversamente è, con il senno di poi, la gestione alcuni aspetti della campagna elettorale, soprattutto all’inizio. Per noi era la prima esperienza quindi abbiamo carburato tardi e tante cose le abbiamo capite strada facendo.