Fare, impasse dopo il fallimento

E ora che l’Immobiliare Nuova Venegoni è fallita, che ne sarà dell’edificio che ospitava il centro commerciale?

Il problema non è soltanto sul tavolo di , il liquidatore della società che ha costruito un centro commerciale al posto dell’ex tessitura Borgomaneri, che ora deve venderlo per pagare i creditori. Ma anche su quello dell’amministrazione comunale.

E non soltanto per il milione e mezzo di Ici e Imu non pagate che Palazzo Borghi difficilmente riuscirà a recuperare. Qui il problema è capire chi e a quali condizioni potrà riaprire un’attività commerciale all’interno della struttura.

Un tema sul quale il delegato alle Attività economiche sta lavorando da tempo. Il Fare è infatti una delle possibili destinazioni che propone agli operatori del settore. Lo ha fatto durante le ultime due edizioni del Mapic, la fiera internazionale dell’immobiliare commerciale che si svolge a Cannes.

«Uno dei nodi attorno al quale girano tutti gli intermediari con i quali ho parlato è che un eventuale centro commerciale ha bisogno di un parcheggio a raso», spiega l’esponente dell’esecutivo di centrosinistra. Alle spalle del Fare ci sono una villa liberty e una fabbrica dismessa. E qui, nell’ipotesi che qualcuno compri la galleria commerciale, potrebbero essere realizzati i posteggi.

Ma non è così semplice. «Sulla villa il discorso è tutto da approfondire, mi pare che abbia un certo valore architettonico – frena però il delegato all’Urbanistica – l’area dismessa andrebbe bene, ma richiederebbe un’operazione di bonifica». Il che farebbe lievitare i costi.

Ma non è possibile pensare ad una destinazione differente? Una trasformazione in residenziale richiederebbe uno sforzo economico notevole in termini di bonifica. «E anche le fantasie lette su alcuni giornali, come l’insediamento di un luogo di culto, fanno i conti con i valori e i debiti nei confronti delle banche».

Insomma, «ragionevolmente l’unica destinazione è quella commerciale». Attualmente il Fare è autorizzato come media distribuzione, visto che il supermercato non superava i 2.500 metri quadrati e poi c’erano piccoli negozi.

Ma se un operatore dovesse occupare l’intera struttura, allora servirebbe la licenza per la grande distribuzione. E qui entra in gioco la Regione che, dopo un anno di moratoria, ha appena bocciato diverse richieste.

Nel caso, il Comune che direbbe? «La nostra idea è di non far aprire altre grandi distribuzioni, ma a priori non posso escludere nulla». Al momento di proposte per il Fare non ne sono arrivate.

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