I test confermano: non è un caso di ebola

L’uomo, ricoverato per accertamenti all’Ospedale di Circolo di Varese, sarà dimesso oggi stesso

– Sta bene e verrà dimesso nella mattinata di oggi, l’uomo tenuto per tre giorni in isolamento all’interno del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale di Circolo, diretto dal prof. Paolo Grossi, perché si sospettava fosse stato contagiato dal virus dell’Ebola.

Per tre giorni a lui è stato dedicato un intero piano di degenza dove è rimasto in osservazione sino a ieri.
Già l’esito del primo test, effettuato nella giornata di martedì da parte dell’ospedale Sacco di Milano, centro di riferimento per il Nord Italia, è risultato negativo anche se l’ufficialità si è avuta solo al completamento di tutti gli esami di monitoraggio previsti dal protocollo e conclusisi proprio ieri. «Si tratta di una semplice febbre –

spiega il prof. Grossi – Non c’è più ragione di trattenerlo in ospedale e tantomeno in isolamento».
Insomma, quello che ha messo sottosopra e preoccupato il personale medico-infermieristico dell’azienda ospedaliera e dall’Asl varesina, è stato un falso allarme. Ma, in questo caso, la verifica è stata necessaria nonostante gli elevati costi che l’applicazione del protocollo a comportato a carico del sistema sanitario. Questo perché l’uomo, rientrato dieci giorni fa dalla Guinea, uno dei luoghi colpiti dall’epidemia di Ebola, non è stato sottoposto ai controlli di routine previsti per viaggiatori che arrivano da Paesi a rischio. Il falso malato di ebola, infatti, rientrando in Italia non è passato per gli scali europei dove questi controlli sono automatici. Inoltre, probabilmente non a conoscenza della normativa vigente, l’uomo non si è autodenunciato all’Asl varesina come potenziale soggetto portatore del virus.
Così, per dieci giorni ha condotto una vita normale in città finché non sono comparsi i primi sintomi: febbre, dolori addominali, nausea. Lui stesso ha temuto di essere stato contagiato dal virus dell’Ebola e ha ben pensato di recarsi al pronto soccorso utilizzando un pullman di linea, proprio in uno degli orari di maggior affluenza: quello delle otto del mattino, quando varesini e pendolari si recano in ufficio.
«I rischi che qualcuno possa arrivare sul nostro territorio contagiato da qualche virus particolarmente raro e pericoloso purtroppo ci sono – continua Grossi – Basta che una persona proveniente dai Paesi esposti alle epidemie transiti da scali come quelli del Marocco o della Turchia dove non vengono adottate misure preventive è che, una volta arrivato da noi, non si presenti all’Asl per attivare un programma di sorveglianza della durata obbligatoria di 15 giorni».