«Il nuovo Banco Popolare deve fare chiarezza»

«Da lunedì l’unione tra Credito Bergamasco, Banca popolare di Lodi e Banca popolare di Novara nel Banco Popolare sarà operativa. Non ci sono più scuse: chiediamo alla direzione del nuovo istituto, nato dalla fusione di tre grandi banche, di intraprendere una politica creditizia comune, che valorizzi il territorio, le sue imprese e le sue famiglie. Del resto, i fondi in arrivo dalla Banca Centrale Europea dovrebbero essere utilizzati proprio per questo».

L’appello della Fiba Cisl dei Laghi parte forte e chiaro verso la direzione del nuovo Banco Popolare, che da lunedì partirà con la nuova piattaforma informatica comune a tutte le filiali del gruppo, che in provincia, dopo la fusione, saranno 23 «hub», a cui vanno aggiunti 18 sportelli, per un totale di 272 dipendenti. «Una realtà importante, quindi, che potrebbe valorizzare le due direzioni di Varese e Gallarate, intraprendendo politiche del credito che pensino davvero al territorio – dice Gianni Vernocchi, dirigente Fiba-Cisl che segue il Banco Popolare a Varese – noi lo chiediamo almeno dal 2011. Oggi, con i fondi della Bce stanziati allo scopo, siamo sicuri che non potremo ricevere un altro no dalla banca».

«Un’azione necessaria per uscire dalla crisi – commenta Alberto Broggi, segretario generale Fiba-Cisl dei Laghi – di cui Varese, territorio ricco ma immerso in un troppo rapido declino, ha bisogno. Perché i guai di questa provincia sono iniziati ben prima della crisi: quando le direzioni centrali degli istituti di credito si sono allontanate dal territorio». Broggi si richiama agli anni ’80, quando Varese ospitava le direzioni di banche locali: dal Credito Varesino alla Popolare di Luino, le banche avevano dimensioni tali da poter conoscere quasi di persona le realtà del territorio. Con la progressiva espansione degli istituti di credito, che a partire dalla fine degli anni ’80 ha portato alle fusioni che hanno creato i grandi gruppi bancari di oggi, il rapporto con i clienti, e quindi con il territorio, è progressivamente cambiato, basandosi più sui numeri che sui rapporti personali.

«È giusto che sia così, ci mancherebbe – dice Fedele Trotta, segretario regionale Fiba-Cisl – ma in un momento come questo c’è bisogno di far ripartire le imprese, di dare alle famiglie la possibilità di fare investimenti anche a lungo termine. C’è bisogno, insomma, di recuperare una dimensione più “umana” del fare banca. E la Bce sta dando agli istituti italiani i fondi destinati a questo».

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