Il Rotary festeggia 3000 riunioni «Un’istituzione della nostra città»

Il Rotary Club Varese ha festeggiato ieri la riunione numero 3000 di una lunga storia iniziata nel marzo del 1928.

Alla presenza del presidente attuale -– e di alcuni “past president” , la sede degli incontri conviviali presso il Golf Club di Luvinate è stata teatro del ricordo di personaggi e momenti che hanno contraddistinto il servizio rotariano nei suoi primi 86 anni di vita.

Dopo la dichiarazione preliminare tenuta dallo storico socio – che ha voluto ricordare l’amico (ed ex presidente) nel giorno dei funerali della moglie recentemente scomparsa – la parola è stata presa da e che, a margine della consueta relazione, hanno celebrato la ricorrenza: «Il Rotary Club Varese è rimasto in tutti questi anni un luogo fondamentale per l’elaborazione dell’opinione pubblica cittadina – afferma Bombaglio, 70° presidente – Un’associazione che festeggia le 3000 riunioni non si trova facilmente: dal loro svolgimento sono nati progetti importanti per tutta la città».

Ai presenti sono stati donati alcuni cimeli significativi, a testimonianza di quell’inizio in una Varese appena diventata provincia ed in pieno fermento industriale; tra questi, il bollettino ufficiale della prima storica riunione, datato 30 aprile 1928. Al di là di alcuni particolari che riportano ad un’epoca magnificamente lontana rispetto ai giorni nostri – si pensi ad esempio alle 100 lire richieste come quota d’iscrizione oppure all’Hotel Excelsior, oggi Villa Recalcati, come sede degli incontri del club – sono i nomi citati a rendere l’idea della storia: a quel primo congresso parteciparono , del Calzaturificio Varesino, l’avvocato , della Molini Marzoli, , industria della carta; e poi ancora , aeronautica, e , lontano ideatore e costruttore della Milano-Laghi e del primo sistema autostradale italiano.

Questi sono solo alcuni esempi di un Rotary vissuto come costola della Città Giardino: «I fondatori e i soci di quei primi anni – continua Bombaglio – erano veri uomini di potere, ma non oligarchi ciechi e sordi. Era gente che aveva una visione prospettica anche quando parlava di affari loro e per i quali il muro di cinta della fabbrica non era mai il confine del mondo».

Ripercorrendo l’album dei ricordi – i primi, quelli dal 1928 al 1938, racchiusi in un volume del 2010 dal titolo “La Memoria, i fatti, le idee” – si incontra un altro personaggio fondamentale della storia varesina, ripreso dalle parole di Ermenegildo Trolli: quel che, per continuare l’opera di bene a favore degli umili e dei bisognosi, nominò come erede testamentario l’Ospedale Civico di Varese, favorendo la costruzione del famoso padiglione che ancora oggi porta il suo nome, come, del resto, lo storico asilo di Bobbiate.

Poche righe non bastano a racchiudere i fatti di quell’illustre passato, né a “disegnare” un seguito animato da altrettanto famose personalità, cui la città di Varese deve molto.

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