Il sindaco Ballardin ai magistrati: «Sono innocente, non mi dimetto»

Parla il primo cittadino arrestato settimana scorsa: «Ho fatto tutto in buona fede». Interrogato anche l’ex comandante Bezzolato: «Quei i soldi sono rimasti in Comune»

– Dopo l’arresto con le accuse di falso e favoreggiamento in merito all’inchiesta sui presunti illeciti commessi dall’ex comandante della polizia locale del Medio Verbano , , sindaco di Brenta e presidente del consorzio del Medio Verbano ieri ha risposto al gip in sede di interrogatorio di garanzia. «Il mio assistito ha spiegato l’accaduto e dimostrato la propria assoluta buona fede – spiega il difensore – si dimetterà da presidente del consorzio, ma continuerà ad occupare la carica di sindaco di Brenta». Ballardin si era già detto estraneo alla vicenda che lo ha coinvolto subito dopo l’arresto avvenuto lunedì scorso. I militari della guardia di finanza di Luino lo hanno fermato in Comune a Brenta eseguendo l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pubblico ministero Massimo Politi.

Per l’accusa Ballardin in accordo con Bezzolato, già arrestato per peculato ad agosto, avrebbe inscenato la restituzione di 1.600 euro mancanti dalle casse dell’economato con lo scopo di evitare una seconda accusa di peculato a Bezzolato. «Nulla di tutto questo è mai accaduto – spiega , legale di Bezzolato, a sua volta interrogato ieri – quei soldi non hanno mai lasciato il Comune». Non erano nell’armadietto di Bezzolato, secondo quanto dichiarato ieri da entrambi gli arrestati, ma in un fondo destinato alle spese correnti. Nessuno, insomma, ha mai prelevato indebitamente quella cifra. Per l’accusa fu invece Bezzolato a far sparire il denaro. «Non è mia successo – dice Margarini – e lo abbiamo ampiamente spiegato oggi». Due versioni contrapposte. Per l’accusa Ballardin ha coperto un peculato. Per i due arrestati non c’era nulla da coprire in quanto il peculato non si è mai consumato.

Il sindaco di Brenta, al quale Bezzolato avrebbe consegnato i soldi mancanti, avrebbe anche prodotto una ricevuta per certificare la consegna. Per i difensori questa è l’ulteriore prova della sua assoluta buona fede. Siccome quel denaro non ha mai lasciato il Comune, e Ballardin lo aveva ricevuto da Bezzolato, gli ha rilasciato un documento che attestava l’avvenuta consegna a tutela di entrambi. «Proprio perché tutto fosse assolutamente trasparente e che del versamento di quel denaro vi fosse traccia- spiegano i difensori –

non c’è nulla di penalmente rilevante in questo comportamento». Il carteggio invece per l’accusa è una prova della complicità di Ballardin con Bezzolato anche se la posizione del sindaco di Brenta nell’intera vicenda appare molto più sfumata rispetto a quella dell’ex comandante considerato dall’accusa figura centrale dell’inchiesta. Per entrambi è stata chiesta l’immediata rimessa in libertà. Bezzolato e Ballardin si trovano infatti agli arresti domiciliari dopo l’arresto di settimana scorsa. Il pm nel chiedere l’ordinanza ha accusato entrambi di aver voluto inquinare le prove in seno ad un’indagine aperta e tuttora in corso.