In migliaia per l’arrivederci ad Andrea: «Palta, tu non sei uno a cui si dice addio»

Grande dolore e tantissimi giovani ieri a Sant’Ambrogio per i funerali del diciottenne scomparso. Le sue foto sul sagrato, il gonfalone del Ferraris listato a lutto. E i suoi cari: «Punti al cielo con amore»

«La vita non si è fermata, i giorni non si sono fermati. La morte non ha vinto». Parole destinate ad, lo studente di 18 anni morto nel drammatico incidente avvenuto mercoledì 28 ottobre sulla strada provinciale 35 di Bardello. A scriverle sono stati i familiari: Franco, il padre del ragazzo – che ieri è stato un’ancora non solo per i sui cari ma anche per i tantissimi e giovanissimi amici di Andrea – la madre Valentina e il “fratellino”

Davide. Parole pronunciate prima che la cerimonia di “saluto e commiato” ad Andrea venisse celebrata nella chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio Olona, dove la famiglia Platani vive. Alle 14 di ieri la chiesa era già gremita: più di mille persone si sono volute stringere accanto alla famiglia Paltani e ad Andrea per le esequie. Per dire arrivederci a Palta, come tutti chiamavano il giovane. I ragazzi, i loro genitori, i docenti e il personale del liceo scientifico Ferraris di Varese che Andrea frequentava hanno riempito l’edificio. Poi si sono disposti ordinatamente a riempire il sagrato.

Quindi si sono stretti sulla scalinata che al sagrato porta sino a rimanere fermi a bordo della strada che quelle scale lambisce. Ieri a Sant’Ambrogio c’era il mondo e il “popolo” di Andrea. E un semplice colpo d’occhio è bastato a chiunque, anche a chi Andrea non l’ha conosciuto, per capire la qualità del diciottenne. Nessuno dei presenti era lì per una forma, per una convenzione: la presenza massiccia era sincera. Erano tutti lì per Andrea. Davvero. Nelle parole dei genitori il giovane si è mostrato vivo: «Punti al cielo con azzardo, con il tuo cuore traboccante d’amore». «La tua luce si espande nell’universo e non si confonde. Perché sei tu Andrea. Sei unico e avrai sempre un posto speciale nel nostro cuore». Le parole hanno travolto i presenti; sono passate come una carezza sul feretro di legno chiaro coperto di rose bianche e rosse posto nel mezzo della chiesa; hanno mosso, quelle parole, il gonfalone del liceo scientifico Ferraris listato a lutto. Poi un’altra voce, quella di un ragazzo, una voce giovane ma già adulta ha rincorso quell’eco sin sul sagrato dove le fotografie di Andrea sorridente in maglietta arancione o pensoso con il mento appoggiato alle mani sembravano accogliere chi arrivava piangendo. Un gesto d’amore pensato in nome di Andrea. «Ti sbattono in faccia la notizia e lo dicono come direbbero che fuori piove – ha detto la voce del Joke di Andrea, uno degli amici più vicini al diciottenne – Ho sperato che fosse tutto falso. Che fosse uno scherzo, tu ne saresti stato capace». «Vorrei tornare a lunedì, quando all’uscita da scuola ti abbiamo festeggiato saltandoti addosso dandoti degli schiaffi scherzosi; perché quando compi 18 anni non si tirano più le orecchie – ha continuato l’amico – E se fossi qui te ne darei uno anche adesso, perché che cavolo ci facevi a Malgesso quel giorno lo sai soltanto tu. Vorrei che vedessi la desolazione che hai lasciato. I ricordi che si inseguono pensando a te». Il ragazzo ha concluso dicendo: «Palta non ti dico addio, ma arrivederci, perché tu non sei uno al quale si dice addio. Sperando che tu adesso sia in un posto migliore».

A quei ragazzi, a quella chiesa, si è infine rivolto don , parroco della comunità pastorale di San Gottardo e Giovanni Paolo II:«Andrea è voi, voi siete in Andrea – ha detto don Caludio durante la predica – Insieme qui oggi siete stretti in un grandissimo abbraccio». Il parroco si è quindi rivolto ai ragazzi: «Noi tutti siamo opere d’arte. Occorre però avere la forza di essere opere d’arte compiute. Non accontentatevi. Non lasciate perdere. Fatelo portando Andrea nel cuore. Portandolo sempre con voi. Andrea è vivo. Andrea è qui. Certo il vuoto lasciato è affollato di domande. Perché è innaturale che una madre perda un figlio. Ma il disegno di Dio è superiore, c’è sempre una ragione. C’è sempre un motivo così alto che a noi fa dire talvolta: mi bastano anche cose più semplici. Ma un disegno così alto comporta la vita. Andrea è vivo». Al termine della funzione sono stati i ragazzi, gli amici più vicini a “Palta” a portare il feretro a spalla fuori dalla chiesa. Lo hanno tenuto, dritti e pallidi di dolore, quel feretro sino al termine del lungo applauso che l’ha accolto e sino a quando i palloncini arancioni liberati nel cielo non sono scomparsi dalla vista.