La ginecologa con sette figli «Oggi la quotidianità è un dono»

Sembra una Madonna di Bernardino Luini Cristina Frascoli, ginecologa e madre di sette figli: e la sua vita è veramente da incorniciare.

Laureatasi a Varese nel 1991, due anni dopo si sposa con Roberto, colui che definisce “la carezza di Dio nella mia vita”. «Avrei potuto aspettare ad aver figli, ma amavo tanto mio marito e per me la famiglia, che è naturale emanazione di questo amore, veniva prima di ogni altra cosa». Presto Cristina e Roberto inanellano una famiglia numerosa. «Che non era programmata: ci siamo arrivati a tappe: all’atto del matrimonio – ride – non avevo nemmeno istinto materno. E invece mi sono trovata ad essere felicemente mamma con una certa sorpresa». In dodici anni la coppia ha sette figli, cinque femmine e due maschi: la maggiore ha vent’anni e la più piccola otto.

Nel frattempo, a poco a poco Cristina capisce di essere tagliata per la ginecologia, grazie ad una serie di figure professionali che la illuminano. «Dopo la laurea ho frequentato a Tradate il reparto del dottor Tomassini: è stato lui, con la sua lungimiranza, a indirizzarmi a questo mestiere». Entrata in specialità nel ’95, fra un figlio e l’altro macina turni di guardia e festivi. Il marito la appoggia incondizionatamente. «Stava notti e giorni da solo con i bambini: era veramente bravo».

Ma i ritmi e lo stress delle sale parto non fanno per lei: Cristina ha una predisposizione al colloquio e all’indagine personale, e sceglie la vita ambulatoriale. «I miei figli sono la cosa più importante: ne vado fiera e da loro ho imparato cosa vuol dire voler bene oltre all’amore coniugale. E ognuno di loro ha un talento personale che va ben oltre le aspettative genitoriali».

Riguardo al ménage domestico, Cristina è disarmante. «All’inizio pensavo che il nodo fosse l’organizzazione impeccabile: con sette figli, invece, mi sono dovuta rassegnare all’imprevisto quotidiano. Oggi prendo quello che viene come un dono e cerco di affrontarlo di conseguenza. È la filosofia dell’accoglienza: da quando ho capito che il ruolo della donna è quello di accogliere, sono felice».

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