La Siac tra lavoro e timori «Vogliamo andare avanti»

Siac, si lavora a pieno ritmo, con la preoccupazione per il futuro: «Sarebbe assurdo pagare per situazioni che nulla hanno a che fare con l’azienda». Intanto i sindacati chiedono rassicurazioni all’azienda: «Scongiurare il fermo dell’attività».

L’arresto del patron , accusato di frode fiscale dalla Procura della Repubblica di Spoleto, si è abbattuto come un fulmine in un cielo già non proprio sereno sui 230 dipendenti della Siac di Cavaria.

Via dei Ferrandi, dove in mezzo alle case e a fianco del corso del torrente Arno (che qui ancora ricordano per gli incubi delle alluvioni di inizio anni ’90) si staglia uno dei più importanti insediamenti industriali del paese.

Sorta nel 1921, quando produceva minuterie metalliche per il settore calzaturiero, la Siac ha sempre seguito la corrente per adeguarsi al mercato che cambiava: gli elettrodomestici negli anni ’50, l’automotive e l’elettronica dagli anni ’60, oggi anche la telefonia.

Tradizione e innovazione si mescolano nell’architettura dell’edificio: sul fronte della strada lo storico ingresso, con il logo che denota caratteri dell’epoca della fondazione, dietro le vetrate e il logo moderno. Passato e futuro s’incrociano nella nuova sfida, quella di superare la crisi del gruppo Casti, che in un momento già molto delicato per la procedura di concordato in corso, rischia di essere travolto dall’inchiesta giudiziaria che colpisce il suo padre-padrone Gianfranco Castiglioni.

In via dei Ferrandi, oggi formalmente rinominata via Cascina dei Ferrandi, apparentemente è una giornata di lavoro come le altre.

Il parcheggio di fronte all’azienda è quasi pieno, i corrieri vanno e vengono dal cancello, e gli operai si avvicendano per i turni. «Si lavora come sempre» ci dice un dipendente Siac in tuta, pronto per iniziare la sua giornata di lavoro. Ma la preoccupazione è palpabile: la situazione traballante del Casti Group è una spada di Damocle sul futuro dei lavoratori. Oggi alla Siac nessuno è in cassa integrazione, caso non proprio così usuale in un settore come quello della meccanica che ha subito i contraccolpi della crisi.

In passato, nel 2009, l’azienda ha fatto ricorso alla cassa integrazione sia per gli operai che per gli impiegati, e ha passato le varie fasi di ristrutturazione (cassa ordinaria, straordinaria, mobilità) che le permettono di vivere una situazione di relativo equilibrio in questo periodo.

«Questa tegola non ci voleva – dice una tuta blu veterana – ma credo che ce la faremo». Sulla figura del patron prevale un grande rispetto («nonostante qualche problema che possiamo considerare fisiologico, ha sempre fatto molto per questa azienda, a cui tiene molto»), ma qualcuno arriva anche ad auspicare l’arrivo di qualche acquirente a rilevare la Siac, per riportare tranquillità e sicurezza.

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