La storia di Palazzo Minoletti in un libro che parla di futuro

Raccontare la storia di Palazzo Minoletti e immaginarne il futuro. A riaccendere il dibattito sull’ex sede dell’Agenzia delle Entrate ci pensa un libro scritto dagli architetti gallaratesi e .

«La Casa del Fascio di Gallarate» è il titolo del volume che sarà presentato domenica 12 ottobre alle 10 al Teatro Condominio nell’ambito di Duemilalibri. Il volume pesca dagli archivi storici e fotografici per raccontare la storia di questo edificio.

Quartiere malsano

«Inizialmente avrebbe dovuto sorgere in piazza Risorgimento, visto che piazza Garibaldi era già utilizzata per le adunanze cittadine», spiega Scaltritti.

In quegli anni, infatti, in città si discuteva della necessità di «demolire alcuni quartieri brutti e malsani». Tra le quali c’era anche l’attuale via Turati, strada pedonale che passa di fianco a Palazzo Minoletti. «Basti pensare che la zona di via San Giovanni Bosco (a pochi passi da piazza Garibaldi, ndr) era chiamata il canton sordido».

Una delle proposte era quella di abbattere gli edifici alle spalle della chiesina di San Pietro, così da creare una piazza intorno al più antico luogo di culto gallaratese. Ma alla fine i dirigenti del partito fascista decisero di spostare la casa del fascio di fronte alla statua di Garibaldi. Per realizzarla, venne abbattuto l’albergo Tre Re.

Nel 1939 venne indetto un concorso, che fu vinto da , architetto che aveva già partecipato nel ’33 al concorso per disegnare il piano regolatore, piazzandosi al secondo posto. «Il progetto venne criticato perché mancava la torre littoria ed era povero dal punto di vista dei simboli del regime». In realtà, il disegno prevedeva l’utilizzo esclusivo di materie prime italiane, in omaggio alla dottrina autarchica del regime. «Io sono convinto che Minoletti fosse un modernista e quindi abbia utilizzato dei linguaggi che si distaccavano da quelli fascisti ma solo per ragioni architettoniche».

Funzione pubblica

Sia come sia, nel 1941 venne completato l’edificio, all’interno del quale trovarono sede il Pnf, la gioventù italiana del littorio, il fascio femminile, le associazioni sportive e quelle d’arma. Mentre, nel piano interrato, venne realizzato un rifugio antiaereo.

Dopo la guerra l’edificio ha ospitato il fisco, ora è abbandonato da anni. Il libro vuole riportare la questione al centro del dibattito.

«Dobbiamo renderci conto che si tratta di un bene culturale- spiega Scaltritti – il nostro è solo un primo contributo al dibattito, ma parte dal presupposto che, vista l’importanza e la posizione, Palazzo Minoletti ha la vocazione ad una funzione pubblica di carattere culturale».

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