L’autopsia smonta l’alibi Choc: fermata la moglie

L’autopsia smonta l’alibi di: la donna fermata ieri notte per l’omicidio di . Per i carabinieri della compagnia di Gallarate e del reparto operativo di Varese è stata la pensionata di 64 anni ad uccidere il marito invalido di 72 anni.

Un delitto d’impeto, un raptus, tanto da convincere il pubblico ministero , titolare delle indagini, a non contestare per il momento la premeditazione.

Contestate, invece, le aggravanti del legame familiare con la vittima, Aita e Faraci erano marito e moglie da quasi 50 anni, e quella della crudeltà.

L’alibi della vedova nera sarebbe stato mandato in pezzi dall’esito dell’autopsia sul cadavere di Faraci: autopsia che avrebbe retrodatato di alcune ore (quasi quattro) il decesso della vittima.

A quel punto la storia raccontata dalla moglie, che ha dichiarato di essere rincasata alle 19.30 dopo aver fatto visita alla figlia residente a Fagnano Olona e di aver trovato il marito riverso a terra in una pozza di sangue, non stava più in piedi.

Gli inquirenti, tra i quali anche i carabinieri della stazione di Somma Lombardo, a quel punto hanno ricostruito il reale percorso di Aita nel pomeriggio di sabato 13 aprile.

Lo hanno fatto attraverso i filmati delle telecamere di video sorveglianza che coprono il tragitto tra Somma e Fagnano, quello compiuto dalla presunta assassina. La donna si è effettivamente recata a Fagnano dalla figlia, ma non all’ora dichiarata. Mentre il marito veniva massacrato la donna era in casa, nella villetta di via Briante. Al momento è la sola indagata per il delitto, al momento la donna ha agito da sola.

Gli inquirenti avrebbero ricostruito anche la sequenza degli eventi: Faraci sarebbe stato colpito prima alla testa con una statuetta, e poi accoltellato due volte al torace e una volta al collo, anche se quest’ultima ferita sarebbe molto superficiale. Aita può aver fatto tutto da sola? Oppure c’era un complice con lei?

Inoltre alla figlia Antonella cosa ha raccontato la donna? Perché i familiari della pensionata, tutti sentiti dai carabinieri di Gallarate, non hanno rilevato discrepanze negli orari di movimento raccontati da Aita? E ancora: qual è il movente? La donna l’altro ieri notte si è avvalsa della facoltà di non rispondere. È rimasta gelida anche quando è stata fermata a casa della figlia, dove si era rinchiusa da cinque giorni senza mai uscire, quasi si aspettasse l’arrivo dei carabinieri.

Ha palesato di non aver fiducia nell’avvocato assegnatole d’ufficio e di voler nominare quale difensore di fiducia. Taormina ieri non ha sciolto la riserva sulla volontà di accettare il caso o meno.

Lunedì il gip dovrebbe interrogare Aita nel carcere di Monza dove la donna è detenuta per la convalida del fermo. Forse in quel frangente la presunta assassina parlerà.

Svelando soprattutto il movente dell’omicidio. Lei che si è data tanto da fare per far apparire il marito la vittima di un rapinatore senza scrupoli, raccontando che dall’abitazione erano spariti duemila euro ben nascosti che, invece, non sarebbero mai stati nella villetta.

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