Marta, la luinese in Africa Un angelo nell’inferno dell’Aids

Nel corso della serata “We Are The World”, svoltasi a Lavena Ponte Tresa la scorsa settimana, è stato presentato il progetto Sdremc dedicato al problema dell’Aids in centro Africa.

Marta Garzonio, luinese di 26 anni, è la fondatrice dell’iniziativa nata in una children home di Utawa (Kenya). «Sono partita con una borsa di studio in psicologia e ho svolto la mia attività nel contesto di Twins International, una Onlus umanitaria che si dedica all’infanzia vulnerabile del Kenya –spiega- Dopo il periodo iniziale, con la collaborazione dell’infermiera che gestisce l’home, ho iniziato a incontrare i cinque ragazzi più grandi di un iniziale gruppo di dieci affetti da Hiv affrontando con loro il tema Aids».

Ascolto e dialogo che hanno portato poi, loro stessi, a raggiungere altre persone affetta dal virus diffondendo le informazioni sulla malattia, sensibilizzando alla prevenzione e raccontando la loro esperienza per supportare altri giovanissimi che ne soffrono. Marta illustra i suoi tre mesi a Utawa e descrive il suo lavoro, interno ed esterno alla children home “Alice Village” che accoglie circa 100 bambini in una zona di Nairobi dove la diffusione del virus dell’Aids colpisce circa il 60% della popolazione: «Il lavoro con i primi cinque ragazzi, Stephen, Dennis, Rodgers, Ernest, Marta e Cynthia (dalle cui iniziali ha preso nome il progetto, ndr) è stato importantissimo. L’accumunare esperienze sulla malattia ha reso il gruppo consapevole e unito, rendendolo protagonista dell’importante attività svolta “all’esterno».

Marta ha organizzato lezioni sull’Aids per adolescenti, illustrato come si possa non solo prevenire ma anche convivere con la malattia e con le persone affette senza discriminazione, scritto una brochure sul tema e distribuita nei sobborghi di Utawa portando in giro il motto: “Fight illness, not people”. «Queste attività mi hanno fatto conoscere la difficile situazione del Kenya e di alcune baraccopoli attorno Nairobi». Marta sta continuando a distanza il suo lavoro ma, le sue intenzioni, sono quelle di tornare a breve sul campo: «Con Sdremc abbiamo raggiunto due obiettivi: il primo era quello di far star meglio anche solo qualche giovanissimo affetto da Hiv. Sono moltissimi, ma fare qualche cosa di fondamentale per anche solo alcuni di loro ha un grande significato. Una partenza piccola che è servita per raggiungere il secondo obiettivo, iniziare un passaparola che aumentasse le informazione sull’Aids, salvando magari altre vite e far vivere meglio chi del virus è affetto. Il mio ringraziamento va anche a tutti coloro che attraverso le donazioni hanno dimostrato di credere in noi» «Mi dedicherò ancora a Sdremc con la speranza futura che possa essere fondato un vero e proprio centro da dove questo progetto possa partire arrivando in più parti del Kenya».

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