Meno gente, pochi fiori: è crisi al cimitero

Affluenza al camposanto più bassa rispetto al passato. Tra i frequentatori ci sono soprattutto anziani. Mancano le famiglie e anche i giovani: visite anticipate per il weekend fuori porta? I fioristi soffrono

Meno persone, meno code, meno fiori venduti: l’Ognissanti di quest’anno a Varese si è connotato di una partecipazione più contenuta rispetto al passato.
Sono cambiate abitudini e modalità oppure anche l’atto di raccogliersi per un istante sulla tomba dei propri cari – portando un segno e cercando di sintonizzare il pensiero con chi si è fisicamente perso – è un gesto che conosce la crisi, in questo caso dello spirito?
Il dubbio nasce da una vicina osservazione dei cimiteri cittadini durante la giornata di ieri, poli di un pellegrinaggio certamente esponenziale se confrontato con il resto dell’anno, ma ad occhio meno popolare, generalizzato e tangibile.

Il ricordo dei morti rimane prerogativa soprattutto degli anziani, veri depositari del senso religioso della ricorrenza, vestiti a festa ed inappuntabili nel percorre – soli o aiutati – i viali di questi villaggi della pace eterna.
Chi ricorda i tempi dell’infanzia e quel venire quasi “obbligati” dai genitori e dai nonni ad una puntata nei camposanti durante il primo weekend di novembre rimane pensieroso nel vedere poche famiglie e ancor meno giovani girovagare per i vicoli silenziosi ed ordinati: un fine settimana fuori porta,

favorito dal calendario, pare essere stata una scelta più gettonata. È per esempio sorprendente trovare parcheggio proprio davanti al cimitero monumentale di Giubiano la mattina del primo novembre, ma così accade.
Il numero dei convenuti si disperde, poi, nella maestosità della struttura e l’unico crocicchio si rileva nel punto in cui l’associazione Varese per l’Italia 26 maggio 1859 ha organizzato un evento in ricordo dei caduti di tutte le guerre del Risorgimento, alla presenza di un gruppo di garibaldini in uniforme storica e del neo vicesindaco di Palazzo Estense . Sembra diverso l’approdo in viale Belforte: code e rallentamenti in entrambi i sensi di marcia, macchine parcheggiate in modo disordinato ai bordi della carreggiata e pattuglie della Polizia Locale a vigilare e interdire.

La confusione ha in questo caso un perché pubblico e non privato: nel giorno della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, le autorità cittadine e militari si sono radunate davanti al Sacrario dei Caduti per la celebrazione di una messa solenne in ricordo, con il resto del luogo rimasto intatto o quasi nella proverbiale quiete. Appena varcato l’arco di entrata però, uno sguardo all’enorme spianata di Belforte permette di apprezzare tanti colori, quelli dei fiori che ornano la maggioranza dei sepolcri.
Eppure intorno non c’è quasi nessuno: «Chi davvero sente questa ricorrenza – spiega , fiorista con il negozio appena all’esterno del cimitero – desidera che per i “morti” tutto sia già perfetto, quindi viene qualche giorno prima, compra i fiori e cerca di abbellire la tomba del proprio caro».

In cerca di una prova del nove nella scelta tra boom e flop, sono ancora le parole del commerciante a soccorrere: «Il flusso di visitatori è senza dubbio minore, ma quel che è ancora più evidente è che la gente ha meno voglia di spendere».
La crisi, questa volta di natura economica, ha colpito il settore: «Noi cerchiamo la qualità – continua Alasti mostrando degli splendidi crisantemi rossi di Arma di Taggia – rifornendoci solo sul mercato italiano. Ma è una decisione che non paga come un tempo, visto che si preferisce risparmiare comprando nei supermercati e rinunciando all’estetica ed alla precisione del taglio».
A Giubiano confermano: «Pochi affari e si vendono soprattutto piante in vaso, molto più resistenti dei fiori recisi che vanno invece cambiati spesso».