Morfina e Oki: lo sballo fatto in casa

Scioccante denuncia di una mamma: «Le bustine sparivano, poi ho visto mio figlio...». E durante un festino, un gruppo di sedicenni ha usato il medicinale della nonna morta

Dalla sniffata di Oki, sino all’utilizzo di cerotti di morfina. Aumentano le “droghe da strada” a cui ormai fanno ricorso i ragazzi per procurarsi lo “sballo”.
Dopo la segnalazione di alcuni casi a Venezia e in Puglia, si scopre che a Varese alcuni pre-adolescenti sniffano farmaci come l’Oki. È un medicinale, un antidolorifico: in moltissime case è facile da recuperare nel cassetto dei medicinali di mamma e papà.

Ma anche se non ci fosse, è semplicissimo procurarselo anche fuori, dal momento che si trova facilmente in commercio, sia in farmacia che nei “mercati paralleli” degli adolescenti.
E sono proprio loro ad essere diventati consumatori, a volte anche abituali, di questo medicinale, che viene “sniffato”, per procurarsi un po’ di sballo.
La sconvolgente scoperta è stata fatta dalla mamma di un giovanissimo varesino di 12 anni.
«Inizialmente – racconta la donna che vuole mantenere l’anonimato

per tutelare suo figlio e i suoi compagni, complici del gesto – pensavo che la donna delle pulizie non stesse bene e avesse preso dal cassetto dei farmaci qualche bustina di Oki. Poi, le bustine continuavano a sparire. Un pomeriggio sono rientrata improvvisamente dal lavoro, mio figlio era in studio a fare i compiti con alcuni compagni di scuola. Non mi hanno sentita arrivare. Quando ho aperto la porta dello studio, li ho colti mentre sniffavano l’Oki. Mi è crollato il mondo addosso, sono ancora così giovani».
I ragazzini, una volta messi alle strette, hanno ammesso di aver voluto provare perché sul social Ask.fm alcuni ragazzi avevano raccontato di questa esperienza.
Sempre a Varese, un gruppetto di adolescenti di 15 e 16 anni ha recentemente organizzato un festino a base di cerotti di morfina e superalcolici.

La nonna di uno di questi ragazzi è morta recentemente, così il nipote ha ben pensato di rubare i cerotti utilizzati dalla nonna prima della morte per un party in casa tra amici intimi.
I genitori, dopo aver trovato i ragazzi alterati, si sono rivolti agli operatori della Colce per un supporto. «Si sta sempre più abbassando l’età delle prime sperimentazioni di sostanze stupefacenti e non – spiega, referente Colce – La trasgressione fa parte di un processo di crescita attraverso il quale tutti noi passiamo. Quello che può preoccupare è che certi atteggiamenti si precocizzano. Quindi il compito del genitore è quello di cogliere i segnali e cercare di intervenire, ponendo dei limiti, non tanto sull’aspetto psicologico, ma pedagogico».
L’impressione degli esperti è che i ragazzi non siano consapevoli dei rischi che corrono.

«L’aspetto più preoccupante – precisa, responsabile del dipartimento delle Dipendenze dell’Asl di Varese – non è tanto la sostanza in sé, ma che i ragazzi si stiano abituando (e in alcuni casi si sono già abituati) a vivere usando qualcosa per avere delle emozioni, che altrimenti non sono in grado di provare. E questo nonostante lo “sballo” provocato, ad esempio, dall’Oki sia relativo. La cosa preoccupante è che già a 12 anni si cerchi una “polvere bianca” da sniffare».
Secondo Marino i ragazzi ormai si accontentano di qualsiasi cosa trovino in circolazione: «Se trovano la marijuana fumano quella, se c’è cocaina a disposizione ne assumono, altrimenti si accontentano delle bustine di Oki. Non esiste più una droga prevalente, si adattano a qualunque sostanza sia reperibile e si abituano a un po’ di tutto».