Polizze finte: truffa da un milione. Cinquanta in aula chiedono i danni

É iniziato il processo a carico dell’assicuratrice accusata di aver raggirato un numero impressionante di clienti

Polizze assicurative fantasma: truffa da un milione di euro. Si è aperto il processo a carico di Giusy Torregrossa, castronnese di 48 anni, assicuratrice accusata di aver raggirato decine di clienti.

Impressionante infatti è il numero di persone che il pubblico ministero , che ha coordinato le indagini, ha individuato quali vittime: più di un centinaio di clienti della filiale della Milano Assicurazioni (controllata Fondiaria Sai) di via Morosini, gestita dalla quarantottenne, si sono ritrovati da pagare polizze mai stipulate stando all’accusa. Ieri si sono costituite cinquanta parti civili in aula. Tra queste la stessa compagnia assicurativa che imputa alla presunta truffatrice danni materiali e di immagine. L’avvocato che patrocina i 50 clienti costituitisi ha però sottolineato come«sia la compagnia assicurativa stessa a dover rispondere dei danni patiti dai miri assistiti, visto che Torregrossa risulta nullatenente». L’assicuratrice, in passato, risultava proprietaria di una lussuosa villa in Kenya con tanto di piscina. Il bene, però, sarebbe andato perduto, così come persi sono andati i soldi contenuti sui conti correnti.

Il pm Ditaranto aveva subordinato la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali dell’imputata al risarcimento di tutte le vittime. L’offerta risarcitoria avanzata da Torregrossa è stata però giudicata iniqua. Le sfumature della presunta truffa contestata sono tante e variegate. Per l’accusa, ad esempio, con i dati delle carte di credito di alcuni dei malcapitati clienti Torregrossa avrebbe aperto anche dei finanziamenti intascando il denaro e lasciando il debito ad altri. L’indagine condotta dai militari della compagnia della guardia di finanza di Varese, coordinata da Ditaranto, ha preso le mosse nell’ottobre 2011. Quando due dei clienti truffati si sono ritrovati polizze vita mai stipulate da pagare.

Ne è scaturita un’inchiesta estremamente complessa, anche perché secondo gli inquirenti la donna andava avanti con questi giochetti da sette o otto anni. Al termine degli accertamenti ne è scaturito un quadro raggelante. Torregrossa, figlia di assicuratore, era eccezionale nel carpire la fiducia altrui. Quei clienti, che la conoscevano da anni, erano amici, anzi addirittura amici di famiglia. Da parte dell’assicuratrice c’era sempre una parola gentile per tutti, Torregrossa sapeva se qualcuno aveva qualche problema e se ne interessava,

si offriva di dare una mano. E c’era sempre qualche regalino, qualche gentilezza che la donna riservava ai clienti. Clienti che di lei non dubitavano affatto. Grazie a quella fiducia la donna, secondo la procura, avrebbe carpito i dati delle vittime, dati in suo possesso, stipulando a nome degli ignari clienti polizze e contratti fantasma intascando le provvigioni e incassando anche i premi d’incentivo per la vendita. Ieri in aula c’erano numerose persone anziane. Persone clienti dell’agenzia da sempre che della donna si erano fidati a tal punto da affidarle la propria carta di credito. “Fai tu, ci fidiamo”, raccontavano nel corridoio del tribunale. «Così le dicevamo. Poi sono iniziate ad arrivare quelle strane richieste di pagamento per contratti che noi non avevamo mai sottoscritto. Ci è caduto il mondo addosso. Non volevamo crederci». Si torna in aula a febbraio. Molte delle parti civili saranno ascoltate quali testimoni dell’accaduto.