Questa è la Varese che non dorme: «La notte siamo noi»

Insieme ad Andrea Della Bella e Marco Tavazzi alla scoperta di chi vive e lavora nelle tenebre: «Così riscopriamo gli odori e i sapori autentici»

«Nostra Signora delle cose impossibili che cerchiamo invano / dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra, / dei propositi che ci accarezzano / sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare, / al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine, / e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo. / Vieni e cullaci, / vieni e consolaci, / baciaci silenziosamente sulla fronte, / cosi lievemente sulla fronte che non ci accorgiamo d’essere baciati / se non per una differenza nell’anima / e un vago singulto che parte misericordiosamente / dall’antichissimo di noi / laddove hanno radici quegli alberi di meraviglia / i cui frutti sono i sogni che culliamo e amiamo, / perché li sappiamo senza relazione con ciò che ci può / essere nella vita».
Incominciare così, con un frammento dell’Ode alla Notte scritta dal poeta portoghese , potrebbe essere temerario. Ma non è fuori luogo, considerando i personaggi che dobbiamo incontrare.

Sono due colleghi, cresciuti giornalisticamente proprio alla Provincia di Varese: , bustocco che ha messo radici a Varese, e , che potrebbe assomigliare a un esistenzialista malinconico ma in realtà è stato e continua a essere un faro per la nostra redazione nelle sue sempre puntuali corrispondenze da Palazzo Estense.
Che cosa hanno in comune i due, a parte il fatto di essere giornalisti venuti grandi in Provincia? È presto detto: la passione per la notte.

Andrea Della Bella, che non è mai stato un nottambulo incallito, ha avuto l’idea di aprire il blog dal titolo suggestivo “Varese Dal Tramonto all’Alba” consultabile all’indirizzo http://varesedeltramontoallalba.blogspot.it e presente, pure in versione social, su Facebook.
Marco Tavazzi, che è orgoglioso di dirsi poeta, è stato dunque coinvolto da Della Bella, in questa iniziativa lodevole: «Nell’epoca della tecnologia esasperata – dicono – stiamo riscoprendo il valore e il senso più autentico del mestiere del giornalista. Di notte, quando le redazioni sono chiuse e le rotative stanno stampando i quotidiani, noi scendiamo in strada e raccontiamo quello che accade per le vie di Varese: non solo passando dal centro, ma volando nelle periferie a caccia di notizie, di immagini, di istantanee, di odori, colori, sapori da condividere immediatamente con chi ci segue sul blog e sui social».
Questa sera Della Bella e Tavazzi saranno di nuovo sulle strade di Varese: non come degli sceriffi, che fanno le ronde e vegliano. Ma come due fini osservatori del mondo, che guardano attraverso la sensibilità dei loro cuori: «Sapete quanti animali abbiamo visto di notte? Un gatto, in centro. E poi salendo verso il Sacro Monte abbiamo incontrato un volpino, due cinghiali e addirittura un daino». Lunedì scorso, i nostri giornalisti hanno debuttato nel loro giro notturno: «Le campane non suonano a tarda sera e i ragazzi che si amano, come cantava Prevert, si baciano in piedi, contro le porte della notte».

Con i racconti notturni di Della Bella e Tavazzi potremmo scrivere un libro e, in attesa di seguirli sul loro blog e sui social, rigorosamente in diretta, vi diamo questo gustoso assaggio del loro lavoro: «La Varese che non dorme il lunedì notte sapete cosa fa? Lavora. Non tutti certo. Abbiamo incontrato due giovani insonni che amoreggiavano regalandoci un’immagine davvero romantica in una laterale di via Veratti; altri che passeggiavano gustandosi il silenzio ormai padrone dei portici di corso Matteotti, altri ancora solitari e intenti nel gustarsi l’ultima sigaretta prima di battere in ritirata».
Ognuno viaggia in questa notte varesina con ogni mezzo necessario per arrivare al mattino del nuovo giorno. «Ma quelli che più ci hanno affascinato sono state le persone che forse, potendo, la notte la vivrebbero in un altro modo, magari dormendo, se non fosse per via del dovere che ogni mattina, alle 2, li chiama al forno, oppure li tiene lì fino all’ora del lupo dietro a un bancone a shakerare cocktail, servire kebab o tra i tavoli di un ristorante a raccogliere comande, impiattare pizze e placare la fame tiranna dei tira tardi – spiegano ancora i due giornalisti – La notte di chi lavora ha il profumo della farina impastata, del pane o della pizza appena sfornati o di kebab subito farcito e servito. Ha l’aroma fragrante della passione e dell’amore per il proprio lavoro. C’è un qualcosa di pungente che però dà unicità all’essenza: è il gusto della fatica».
Quasi lo tocchi. Lo senti, perché la notte di chi lavora è piena di silenzi e di rumori.« Parole poche e solo se necessarie. Ci sono però tanti gesti, chiari, netti, precisi: basta osservarli una volta e scopri che in realtà sono codici di meta comunicazione tra colleghi – scrivono Tavazzi e Della Bella – La notte di chi lavora ha occhi gonfi di sonno, ma anche sorrisi contenti, che si aprono sul viso di chi racconta con orgoglio una vita tosta, ma anche gratificante. La notte di chi lavora ha molto da insegnare e noi abbiamo di che ringraziare le persone che ce l’hanno svelata: Giovanni il fornaio con tutto il suo team, Giuseppe il ristoratore, Mimmo il kebabbaro di Smirne, Luca il gestore del bar, Cesare del Bologna. Grazie per averci raccontato un po’ della vostra notte e aver contribuito a narrare la nostra notte».