Scatti di Papa Wojtyla trent’anni dopo

Una mostra “open air” per ripercorrere il pellegrinaggio che, il 2 novembre del 1984, papa Wojtyla aveva compiuto al Sacro Monte di Varese. A partire da domenica 2 novembre, fino al 6 gennaio 2015, trentuno grandi installazioni saranno presenti lun

Si tratta di riproduzioni fotografiche in bianco e nero, altre tre metri e larghe un metro e mezzo, scattate trent’anni fa in quella speciale occasione dal fotografo varesino .
«Le immagini selezionate che verranno esposte sono frutto di un instant book – spiega Meazza – che realizzai trent’anni fa grazie alla lungimiranza di monsignor: io e due miei colleghi, e , trascorremmo la notte a stampare le immagini scattate, al mattino ci recammo in copisteria e con monsignor Macchi e padredemmo vita all’instant book di quel l’incredibile giornata».

In ogni tappa, una per ogni cappella, saranno esposti tre grandi pannelli: «Due sosterranno le foto, una del Papa e l’altra del corteo di fedeli – spiega , curatore della mostra insieme ad – In mezzo ci sarà un altro pannello con una parte del testo del discorso pronunciato al Sacro Monte da Giovanni Paolo II».
Il percorso avrà inizio all’interno del nuovo spazio espositivo dedicato a Papa Paolo VI e a monsignor Pasquale Macchi.

Qui sarà proiettato un video con le riprese della giornata del 2 novembre 1984 e sarà disponibile uno strumento editoriale che, assieme al volume pubblicato dalla varesina Concreo Edizioni, indicherà il cammino dei pellegrini fino alla piazzetta del Santuario dove sarà posta la preghiera alla Vergine composta da papa Paolo VI e recitata da Giovanni Paolo II.
Nel volume che accompagna la mostra è possibile trovare una più ricca raccolta di immagini, i discorsi compiuti dai protagonisti del 2 novembre 1984 e alcune considerazioni redatte da monsignor , presidente della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese, monsignor, arciprete di Santa Maria del Monte, dal vicario episcopale monsignore da , vicepresidente della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese.

«Osservai con particolare interesse il passo di quest’uomo che saliva la Via Sacra con un passo tipico alpino che ha un carattere di inesorabilità e gagliardia – ricorda Broggini – Quel giorno la via delle Cappelle e la basilica erano piene di agenti in borghese. La mostra rappresenta una sorta di specchio, dove il popolo che allora c’era può riconoscersi, che annulla il tempo».
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese in collaborazione con la parrocchia di Santa Maria del Monte, con il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia, della Provincia di Varese, del Comune di Varese e con il sostegno di Fondazioni bancarie, enti pubblici e soggetti privati.