Scosse peggiori dell’Irpinia. Si temono 100 mila sfollati

Nel Centro Italia tornano la paura e i crolli dopo il nuovo, violentissimo sisma di ieri mattina. Anche la capitale nel panico, crepe a San Paolo e metro chiusa per ore

Si è trattato del terremoto più forte dopo quello dell’Irpinia che, nel 1980, provocò quasi tremila morti. Fortunatamente, però, il sisma avvertito ieri nel centro Italia – con epicentro in Umbria, tra Norcia, Preci e Castel Sant’Angelo sul Nera – non ha provocato altri morti. Ma il terremoto di magnitudo 6.5, che alle 7.40 di ieri mattina ha svegliato le popolazioni già colpite dal terremoto dell’agosto e del 26 ottobre scorso, è stato comunque un colpo fortissimo al nostro paese.

Della chiesa di San Benedetto, a Norcia, rimane solo il frontone e poco altro. Ad Amatrice è venuto giù tutto ciò che rimaneva della chiesa di Sant’Agostino. A L’Aquila è crollato un edificio, un tempo sede di banche e uffici, ancora inagibile dopo il sisma del 2009. Mentre la parte alta della frazione di Castelluccio di Norcia è praticamente rasa al suolo.

Anche a Roma la gente, dopo aver avvertito distintamente la scossa, è scesa in strada e così lunedì le scuole rimarranno chiuse almeno per precauzione. Verifiche a monumenti ed edifici, del resto, sono in corso anche nella capitale, dove una crepa è stata notata sulla facciata della basilica di San Paolo, che è adesso chiusa. Sospese temporaneamente anche le visite al Quirinale, mentre papa Francesco ha espresso la sua solidarietà durante l’Angelus domenicale, suscitando l’applauso dei fedeli.

Secondo , capo della Protezione Civile, il sisma, che si è verificato a 10 chilometri di profondità ed è stato avvertito lungo tutto lo stivale, non ha provocato vittime e non risultano esserci dispersi, ma soltanto feriti di lieve entità (tranne un caso più grave) e tre persone estratte vive dalle macerie a Tolentino. «Ci sono problemi di viabilità dappertutto, a cominciare dalla Salaria chiusa», ha però segnalato Curcio

Secondo L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dopo la scossa delle 7.40, si sono verificati ben duecento eventi sismici nell’area di 30 km che va da Accumuli verso sud a Visso verso nord. «Considerando il legame fra il terremoto del 26 ottobre e quello nel Reatino del 24 agosto», ha spiegato l’Ingv, «si calcola che siano avvenute più di 19mila repliche, in un’area che si estende per oltre 60 chilometri da Nord-Ovest a Sud-Est lungo la catena appenninica». Tutti eventi legati allo stiramento da est a ovest dell’Appennino e probabilmente attribuibili alla stessa faglia.

«È stata come un’esplosione, che non finiva mai», ha raccontato il vice sindaco di Norcia, che ha poi osservato: «ora siamo letteralmente in ginocchio; è una situazione durissima per chi vive come noi di turismo. Tutto il centro storico è stato evacuato. Non so quando sarà possibile rimetterlo in piedi». «È venuto tutto giù, ormai non ci stanno più i paesi», ha spiegato il sindaco di Arquata del Tronto .

Secondo il governatore delle Marche, , il rischio è che gli sfollati, dai diecimila attuali, raggiungano la spaventosa cifra di centomila persone.