«Travolto da un oceano di persone impazzite. E quella bimba per terra…»

Andrea Mazzucchelli nella follia di piazza San Carlo

«Ho visto un’onda di migliaia di persone che correva verso di me. Persone che correvano e cadevano come birilli. E dietro di loro altri mille che li calpestavano». di Venegono Inferiore con cinque amici l’altro ieri sera era in piazza San Carlo a Torino per seguire, da juventino, la finale di Champions. Piazza San Carlo sarebbe diventata da lì a pochi minuti un macello: la folla impazzita pensando ad un attentato terroristico è fuggita in preda al panico. In tutto 1.500 feriti di cui tre gravi, tra questi un bimbo di 7 anni. Calpestati da chi era in fuga da un petardo.

«Lo avevo fatto anche due anni fa – spiega – non avrei mai immaginato una cosa simile». Andrea racconta l’accaduto e non si scompone nemmeno quando dice, senza alcun tono eroico, di «aver preso per la maglietta una ragazzina da terra e di averla portata fuori da lì». A quella ragazzina sconosciuta potrebbe avere salvato la vita. Del dettaglio non si cura, siamo noi a sottolinearlo, ha fatto «quello che mi è venuto istintivo fare».

Il botto «non l’ho sentito – racconta – tutto è partito dalla parte opposta della piazza dove ci trovavamo noi. Lì i poliziotti hanno fatto cordone, quindi la gente scappava verso di noi. Qualcuno urlava “sparano”, altri dicevano “una bomba, c’è una bomba”. Per terra vedevi le scarpe di chi, scappando, le aveva perse. Io ho perso lo zaino». Una marea umana in preda al terrore cieco che crede di doversi salvare la vita non guarda in faccia a nessuno.

«Le persone cadevano e quelle dietro di loro le schiacciavano – spiega – Sono caduto anch’io. Per fortuna sono un metro e 90 per 90 chili e sono riuscito a rialzarmi in qualche modo. E quando l’ho fatto ho visto praticamente sotto di me una ragazzina. Eravamo caduti insieme e le ero finito addosso. Era piccola. L’ho presa per la maglietta, quasi strappandola da terra. L’ho presa in braccio e l’ho portata fuori da lì».

Una volta via dalla piazza «è arrivata la seconda ondata – spiega Andrea – ancora persone che correvano verso di noi gridando. Un ragazzo sconosciuto ci ha detto: “Io abito qui, salite”. Ha accolto in casa sua 20 sconosciuti, salvandoci dalla folla impazzita».

Andrea poi racconta dell’amico finito in ospedale. «È caduto su dei vetri, quando siamo arrivati lì sembrava di essere in guerra: c’erano centinaia di persone ferite». E punta il dito verso la gestione dell’evento: «Cinquanta poliziotti in tutto per 15 mila persone. Due anni fa la piazza era divisa in settori separati da transenne con diverse vie di fuga. Sabato le transenne non c’erano, non c’erano controlli. C’erano gli abusivi che passavano vendendo alcolici in bottiglie di vetro e in tanti, compreso il mio amico, si sono fatti mali cadendo sui vetri. Una cosa assurda».

E non risparmia critiche nemmeno alla Juventus: «Non hanno voluto aprire il nostro stadio. Non so, per paura di romperlo? – conclude Andrea – Il Real Madrid lo stadio lo ha aperto e ha accolto 80 mila persone. Se avessero aperto lo stadium per farci seguire la partita vicino alla squadra tutto questo non sarebbe successo».