Troppi poveri: i rifugi sono pieni Varesina paga l’hotel al clochard

Antonio è un uomo di mezz’età, viene da Catania, vive con una bastardina di nome Stellina ed è uno dei tanti senzatetto che popolano la città.

Usare il termine “tanti” non è la solita forzatura ad uso e consumo dei giornali: queste anime invisibili agli occhi dei più, messi sotto la coperta dell’immagine da salotto buono che spesso si vuol dare a Varese, si contano in gran numero.

La dimostrazione? L’uomo di origine siciliana non ha trovato rifugio in nessuno dei dormitori della città: tutto esaurito, zero posti letto disponibili.

In assenza di un tetto, ha però scovato una nicchia nel cuore di alcune persone che lo stanno aiutando letteralmente a vivere, perché un individuo nelle sue condizioni ha difficoltà a far fronte ai bisogni più elementari di un essere umano, come mangiare o lavarsi.

Fra queste c’è , giovane donna residente a Bobbiate, luogo in cui aiuta il padre a gestire una pasticceria.

La ragazza sta arrivando dove lo Stato non riesce ad arrivare, sta attuando una sorta di welfare di secondo livello con i soldi delle proprie tasche che – come quelle di ogni lavoratore onesto – non sono senza fondo. Sta cercando, insomma, di garantire un po’ di sollievo a chi non lo ha più: da due giorni, Antonio vive in una stanza dell’Hotel Stelvio, pagata per una settimana proprio da lei.

Rinunciare a qualcosa per donarlo agli altri: per alcuni è il succo dell’esistenza. Lo è certamente per chi ha rinunciato alle proprie vacanze per avere quanto necessario a pagare l’albergo.

Abbiamo raccontato questa vicenda non per fare pubblicità ad una persona che comunque merita grande ammirazione, ma per smuovere le acque di una situazione che ci fa arrossire.

Quella di Antonio, che ha bisogno dell’assistenza non solo di Alessandra ma di tutti quanti vorranno farsi carico dei suoi bisogni; e quella di chi – al pari di lui – è un “invisibile” che non merita né cecità, né esagerata compassione: merita solo di proseguire dignitosamente il proprio cammino.

Fabio Gandini

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