«Ecco tutti i segreti per fare le os di mort»

La signora Rovera, social-casalinga di Capolago, è arrivata a Varese da giovanissima

Marinella Rovera, sprintosissima social-casalinga di Capolago, ha iniziato a cucinare imparando da bambina dalla mamma Giovanna, detta Giovannina.
È originaria di un paese del cremasco ed è arrivata a Varese da giovanissima. «Le os di mort sono il dolce che faceva ai morti. Mio marito, che è capolaghese doc, quando gliele preparo dice che sono proprio identiche a quelle di mia suocera, e io sono felice».

«Servono: 125 g di uvetta sultanina (ne tengo sempre un barattolo di uvetta sotto rhum così è già ammorbidita), 50 g di pinoli interi, 50 g di nocciole tostate e tritate finemente, 50 g di mandorle tritate, 250 g di biscotti secchi, 125 g di farina 00, 150 g di zucchero semolato, 2 albumi montati a neve e mezza bustina di lievito per dolci».

«Se l’impasto dovesse risultare troppo denso, aggiungo un goccino di vino bianco. Ne basta pochissimo per ottenere un impasto da modellare, tipo quello degli gnocchi. Sull’asse dispongo la farina e i biscotti triturati, facendo la fontana: al centro metto gli altri ingredienti. Una volta ottenuto l’impasto ne prendo un polpetta, la metto nel palmo della mano, la schiaccio e le do una forma ovale appiattita come se fosse un osso».

«Poi inforno a 180 °C fino a doratura: il tempo che serve non lo so dire perché ho ancora quel vizio delle massaie di una volta e vado ad occhio. Guardo il colore, che dev’essere un attimino brunito ma non troppo per via della frutta secca. Quando le tolgo dal forno sono ancora morbide. Si induriscono leggermente raffreddandosi e sembrano proprio ossa», conclude con una risata deliziosa.