«Dal dato economico a quello sociale Reti solidaristiche e legami forti»

L’intervista - Le riflessioni di Francesco Maietta all’indomani del referendum britannico sull’uscita dall’Unione Europea

Non ha dubbi Francesco Maietta, responsabile dell’area Politiche sociali del Censis: «Puntare tutto sulla crescita economica è stato un errore. Occorre attenzione verso la coesione e il vostro territorio ha gli anticorpi necessari». Così il giorno dopo la Brexit si riapre la riflessione sugli scenari futuri per il Varesotto, che in precedenza era stata guidata dai numeri pre e post crisi. «Una prima riflessione – afferma Maietta – al di là delle cifre, ci dice che è

finito il tempo in cui la globalizzazione e l’Europeismo potevano essere visti a prescindere come locomotive dello sviluppo e della crescita: quello che è successo dimostra che non è così».
L’attenzione si sposta dal dato puramente economico a quello politico e sociale e a quel malcontento e mal di pancia che hanno agito da catalizzatori del voto che ha bocciato l’Europa. «Se guardiamo anche agli altri Paesi –dice Maietta – ritroviamo questi stessi malumori che possono essere pericolosi». La ricetta per superare questi malumori? Secondo Maietta sta tutta nella capacità di coesione sociale che parte dai territori dove si sviluppano reti solidaristiche e legami forti. «L’Italia in questo – dice Maietta – ha una risorsa in più rispetto ad altri Paesi e dobbiamo esserne consapevoli: tuttavia il malessere sotterraneo che si percepisce anche da noi non va trascurato».
Se si passa a considerazioni di tipo economico, un dato balza all’occhio: le economie a forte componente manifatturiera rischiano di pagare di più dall’uscita di un Paese che rappresenta il 17% del Pil Ue e il 12% della popolazione. «Non si può negare che il mercato britannico sia importante per il manifatturiero italiano e anche un territorio come quello del Varesotto, a forte componente manifatturiera, subirà delle conseguenze».