Incognita Ue sul tormentone chiamato “Ape”. Anticipo pensionistico: svolta con incognita

Cosa sta cambiando - Il Governo ragiona sulla flessibilità in uscita e punta sul part-time per favorire il ricambio generazionale

Il capitolo previdenziale è sicuramente uno dei più lunghi e complessi su cui mettere gli occhi, ma è anche uno dei più interessanti per i lavoratori: buste arancioni a parte, il nuovo tormentone si chiama Ape, ovvero anticipo pensionistico.
Si tratta di un provvedimento che renderà più flessibili le uscite verso la pensione degli over 63. La manovra che il governo italiano ha messo in cantiere deve però fare i conti con i vincoli stabiliti da Bruxelles.

In soldoni la misura mira permetterebbe nel 2017 l’uscita anticipata ai nati nel ’51, ’52 e ’53 a fronte della loro disponibilità di subire una perdita a livello di assegno incassato, stimata ora tra l’1 e il 3 per cento annuo. La misura però non è ancora messa a punto nel dettaglio e potrebbe vedere la luce con la legge di stabilità del prossimo anno.
Altra novità introdotta di recente è poi quella del part time agevolato per gli over 63 che vogliano sperimentare una uscita morbida verso la accedendo a una riduzione di orario potendo comunque, alla maturazione dell’età pensionabile, percepire l’intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione. In questi due casi (Ape e part time) la leva che si vuole attivare è quella del ricambio generazionale al fine di permettere l’ingresso di nuove leve nel mondo del lavoro.
In generale sul fronte pensioni, negli ultimi anni, le novità legislative sono state molte soprattutto a partire dagli anni ’90. Da allora, infatti, si sono avuti ben otto interventi di riforma che partono dalla riforma Amato nel 1995 per arrivare alla Fornero nel 2011, per proseguire poi con i dettami contenuti in materia pensionistica nella legge di stabilità del 2016 e nelle misure che sono ora al vaglio del Governo.
Si tratta a ben vedere di una cronaca lunga e complessa che però ha un suo filo rosso conduttore: agire sull’età del pensionamento, sui livelli di contribuzione e sugli assegni erogati al fine di rendere il sistema sostenibile per le casse dell’istituto di previdenza e far leva anche sul capitolo della disoccupazione giovanile.