A Varese il lavoro crolla Non si vede la fine dell’anno nero

Occupazione, il 2014 si conferma un anno nero per la provincia di Varese. Le previsioni della banca dati Excelsior di Unioncamere sono nefaste: il saldo negativo tra entrate e uscite dal mondo del lavoro è di circa 2.750 unità. Rischiamo quasi un punto in più di disoccupazione.

La luce in fondo al tunnel, sul fronte del lavoro in provincia di

Varese, rischia di essere quella di un treno in corsa. Nuovi dati allarmanti arrivano dalla banca dati Excelsior di Unioncamere, che ogni anno effettua un’indagine, in collaborazione con il ministero del Lavoro, sulle previsioni formulate dalle imprese.

Il dato assoluto è quello più evidente: 9.860 uscite dal mondo del lavoro contro 6.920 entrate, per quanto riguarda i contratti subordinati Il saldo occupazionale negativo previsto in provincia di Varese (-2.760 unità) è il risultato della differenza tra oltre 9.500 “entrate” e 12.300 “uscite” di lavoratori dalle imprese.

I flussi in entrata saranno costituiti da quasi 2.700 assunzioni “stabili” (ossia a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato), poco meno di 4.250 assunzioni a tempo determinato (o altre modalità a termine) e 2.600 contratti atipici (somministrazione, collaborazioni a progetto e altri contratti di lavoro indipendente).

Nell’ultimo anno è rimasta invariata la quota delle assunzioni stabili (28%), mentre è aumentata quella delle assunzioni a termine (+6 punti, e in aumento già dal 2012), a fronte di un calo dei contratti atipici (-6 punti).

Andando più nel dettaglio, se nei contratti subordinati sono previste 9.860 uscite contro 6.920 entrate, l’unica forma che prevede il segno “più” nel 2014 sono i contratti di somministrazione (1.660 entrate contro 1.520 uscite), mentre anche le collaborazioni a progetti sono in saldo negativo (540 entrate contro 740 uscite).

Se pensiamo che le persone in cerca di occupazione in provincia di Varese sono all’incirca 35mila, con un tasso di disoccupazione certificato all’8,5%, si può presupporre che se le previsioni di Unioncamere si verificassero, c’è il rischio concreto che il tasso possa crescere ancora di almeno 7-8 decimali di punto.

Non c’è comparto che venga risparmiato dal treno in corsa della crisi. Il più colpito, ancora nel 2014 dopo anni già durissimi, è quello delle costruzioni, dove i posti di lavoro in uscita quasi raddoppiano quelli in entrata (830 contro 430). Nell’industria, a fronte di 2.250 previsioni di assunzione, ci saranno 3.230 uscite.

Trend negativo anche per il commercio (1.420 uscite contro 1.140 entrate) e per il turismo (890 posti in fumo contro 670 assunzioni), così come negli altri servizi (3.490 uscite a fronte di 2.420 entrate).

Scendendo nel dettaglio dei settori produttivi, si scopre che nell’industria l’unico a “salvarsi” è quello della gomma e della plastica (più 0,4% di variazione occupazionale prevista), mentre quelli che colano maggiormente a picco sono tessile-abbigliamento, legno-mobile e, come detto, costruzioni (tra il 2,6 e il 3,5% di “rosso”). Per quanto riguarda i servizi, corre il settore informatica-telecomunicazioni (più 1,9%), regge quello dei servizi avanzati alle imprese (più 0,3%), mentre calano tutti gli altri, con un crollo per trasporti-logistica e i servizi operativi, entrambi oltre il 3% di segno meno.

La tendenza del tasso di assunzione va di pari passo con il numero di assunzioni: il valore del tasso a Varese migliora, passando dal 3,2% del 2012 al 3,6% nel 2014 (quota, comunque, inferiore alla media regionale e a nazionale), ma tra tutte le province lombarde, la nostra si colloca nella parte bassa della classifica del tasso di assunzione, superando solo Monza-Brianza e Lecco.

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