Boom di furti in negozi e botteghe

Artigiani presi di mira, le regioni più colpite sono quelle del Centro-Nord

Crescono i furti nei negozi e nelle botteghe artigiane: negli ultimi 10 anni l’incremento è stato del 165,5%. Purtroppo, nel 77% dei casi i responsabili non vengono assicurati alla giustizia.

Le regioni più colpite sono state quelle del Centro-Nord: sia in termini assoluti sia in rapporto alla popolazione residente, l’Emilia Romagna, la Liguria, la Toscana, la Lombardia, il Piemonte, il Lazio e il Veneto sono state le realtà più colpite da questo reato. Lo rivela uno studio della Cgia di Mestre.

In valore assoluto un incremento di 15.971 furti, per un aumento percentuale del 211,5. «Nel 2014, ultimo anno in cui sono disponibili le statistiche, le denunce hanno sfiorato le 106.500 unità: tra furti e spaccate è stato calcolato che si sono verificati mediamente 292 reati di questo tipo al giorno; 12 ogni ora, praticamente uno ogni 5 minuti. E non è da escludere che negli ultimi 20 mesi la situazione sia peggiorata ulteriormente», dice la Cgia di Mestre

Non c’è pace per negozianti e artigiani, a giudicare dal numero in costante crescita delle loro denunce:

Nonostante nel complesso ci sia una flessione dei reati, quelli che riguardano gli esercizi commerciali (uno sui dieci denunciati alle autorità) sono aumentati in un decennio del 170 per cento. Gli anni della crescita economica antecedente alla Grande recessione si sono caratterizzati per una sostanziale escalation del fenomeno, che poi si è stabilizzato: «Se nel 2004 il numero di furti presso le attività commerciali/artigianali è stato di poco superiore alle 39.300 unità, nel 2007 ha toccato il picco massimo di questo ultimo decennio: 107.465.

Nel biennio 2008-2009, invece, il numero di denunce ha registrato una leggera caduta, anche se dal 2010 questo reato ha ripreso ad aumentare costantemente, fermandosi, nel 2014, a quota 106.457».

L’impiego sempre più massiccio dei sistemi di videosorveglianza, delle inferriate, delle porte blindate, degli impianti di antifurto e il ricorso agli istituti di vigilanza «hanno trasformato moltissime attività economiche in piccoli bunker – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia – nonostante ciò, le statistiche ci dicono che le attività di prevenzione e di contrasto ai furti non sono riuscite a scoraggiare i malintenzionati. Anzi».

E nonostante l’insostituibile azione di prevenzione/contrasto condotta sul territorio dalle forze dell’ordine, .

Per la Cgia di Mestre, le attività più a rischio sono quelle che utilizzano pagamenti in contanti, come i distributori di carburante, le farmacie, gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, sale giochi), le gioiellerie, orologerie e le tabaccherie. Non meno interessate dall’azione dei delinquenti sono i negozi di alimentari, le attività di autoriparazione, i panifici, le gelaterie/pasticcerie, i negozi di vendita di apparecchiature elettroniche e di elettrodomestici, la telefonia, i negozi di abbigliamento, le ferramenta, le attività di bigiotteria, le attività di vendita e di riparazione delle biciclette, i parrucchieri e le estetiste.