Ex detenuti “salvati” dalla strada, da Whirlpool

La multinazionale degli elettrodomestici porta avanti il proprio impegno a livello sociale

L’inclusione sociale e l’attenzione rivolta alle persone e al territorio fanno parte da sempre del dna di Whirlpool; un’impronta che la multinazionale americana degli elettrodomestici ha ereditato dal cumenda Giovanni Borghi, fondatore della Ignis. Non deve stupire quindi che l’azienda abbia proseguito nel progetto di inserimento lavorativo, anche nello stabilimento varesino di Cassinetta, di ex detenuti, iniziato nel 1998 dalla Indesit, marchio italiano acquisito da Whirlpool nel 2014; un’iniziativa nata quasi vent’anni fa, grazie ad un altro imprenditore italiano,

della stessa pasta e generazione di Borghi, come Vittorio Merloni. In particolare sono attualmente tre gli ex detenuti che dalla Campania sono arrivati a Cassinetta dove si sono stabiliti e integrati perfettamente, mettendo su anche famiglia. «Sono dipendenti come tutti gli altri ed è giusto che sia così – spiega Alessandro Magnoni, responsabile della Comunicazione di Whirlpool Emea – per loro come per gli altri è previsto una fase iniziale di formazione e di apprendimento del lavoro, per poi procedere all’inserimento in azienda e ci fa un enorme piacere averli con noi». I ragazzi “salvati” dal 1998 a oggi grazie a questo progetto sono un centinaio; il programma di inclusione è realizzato dall’azienda in collaborazione con la comunità per minori Jonathan che si trova e opera in provincia di Napoli. Dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato è l’obiettivo del progetto che è cresciuto con il passare degli anni; il lavoro è indispensabile se davvero si vuole parlare di inclusione sociale. Dagli stabilimenti campani del gruppo, il progetto Jonathan onlus si è esteso all’area marchigiana, terra natia di Indesit, per poi arrivare anche nel varesotto, a Cassinetta dopo che il marchio è stato acquisito da Whirlpool.

«Siamo partiti nel 1998 grazie a Merloni con tre ragazzi che avevano commesso reati, assunti a tempo determinato per tre mesi e dopo vent’anni il progetto si è consolidato ed è cresciuto, ottenendo nel 2009, anche un riconoscimento ufficiale da parte dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano» afferma Enzo Morgera dell’associazione Jonathan, che conosce bene anche i tre ex “ragazzi difficili” che lavorano nella fabbrica di Cassinetta. «Loro erano già sistemati ma hanno deciso di fare un sacrificio e trasferirsi al nord per dare una prospettiva futura ai loro figli» racconta Morgera; i ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia vengono assunti non solo negli stabilimenti italiani del gruppo ma anche in quelli esteri, come ad esempio in Polonia. Il passaggio da Indesit e Whirlpool non ha mortificato il progetto di inclusione, ma anzi lo ha rafforzato.

«Non potevamo sperare di meglio – conclude Morgera – con Whirlpool condividiamo i valori di fondo; è giusto che un’impresa faccia profitto, ma non c’è profitto senza sviluppo sociale, culturale e del territorio. Assumere ex detenuti non è beneficenza, ma è dare un’opportunità di inclusione che può avvenire solo tramite il lavoro».