Garanzia giovani? Nessuno ci crede

L’annuncio era chiaro: per il primo di maggio avrebbe dovuto diventare operativo il portale “Garanzia Giovani”: un progetto basato su un portale online, finanziato direttamente da Bruxelles, attraverso cui far incontrare domanda e offerta di lavoro per giovani fino a 29 anni.

A otto settimane dall’avvio ufficiale, però, i risultati ancora non si vedono. Peggio: i quasi ventimila varesini “Neet” (acronimo inglese che sta per “Not in education, employement or training”, cioè quei giovani che né studiano, né lavorano, e nemmeno frequentano un corso di formazione), a cui il progetto è rivolto, sembrano non interessati alla possibilità. E, visto come sta andando, probabilmente non hanno torto.

A livello nazionale, i dati arrivano direttamente dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ieri ha dichiarato al Corriere della Sera che «sono già 108mila i giovani registrati» contro, però, solo 2.742 proposte, corrispondenti a circa quattromila posti di lavoro a disposizione.

Numeri che parlano di un progetto che, per lo meno, è ancora in fase di rodaggio.

In effetti dalla Regione, ente a cui il progetto fa capo, l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea parla sì di 9.779 iscrizioni dei ragazzi, ma di queste 5.300 risiedono fuori regione, mentre solo 1.600 si sono iscritti tramite gli enti preposti, cioè patronati o centri per l’impiego regionali. Troppo pochi i lombardi, per parlare di un vero successo. Per le imprese, invece, è tutto ancora sospeso: si saprà solo tra qualche settimana come funzioneranno effettivamente gli incentivi. In Lombardia, per ora, è in funzione il sistema “Dote Unica Lavoro”, che rispetto a Garanzia Giovani dà alle imprese la possibilità di assumere con contratto di apprendistato professionalizzante.

In effetti Giovanni Brugnoli, presidente di Univa, non è molto entusiasta del nuovo sistema di incrocio tra domanda e offerta di lavoro: «È probabilmente troppo presto per trarre un bilancio anche solo approssimativo degli effetti pratici del provvedimento “Garanzia Giovani” sulla capacità di creare occupazione – ha dichiarato – Come Unione Industriali rimaniamo convinti che sarebbe meglio alleggerire il carico fiscale e contributivo sulle imprese».

«L’occupazione probabilmente verrebbe da sé, se si mettessero le imprese in grado di essere maggiormente competitive, al centro di una politica industriale che sia programma di sviluppo per il Paese».

Se le imprese non sono entusiaste, dall’altra parte neppure i giovani varesini fanno la fila per iscriversi: delle centinaia di e-mail partite dai computer dell’Informalavoro del Comune di Varese, ad esempio, solo tre si sono tradotte in un concreto interessamento degli utenti a cui erano destinate. «Anche ai nostri sportelli non abbiamo ricevuto richieste di aiuto per l’iscrizione – dice Daniele Bandi, responsabile del settore giovani della Cgil provinciale – ma si deve sottolineare che siamo di fronte ad una fase ancora iniziale di un progetto comunque interessante: non è un’operazione di incentivo all’occupazione a lungo termine, ma vuole essere uno stimolo ad attivarsi per uscire dalla loro situazione di marginalità nel mercato del lavoro».

Quello che stupisce, però, è soprattutto la diffidenza con cui i giovani varesini guardano a questo progetto: le poche iscrizioni e la scarsa risposta arrivata agli enti preposti alla registrazione parla di un clima generale di sfiducia, in cui anche la possibile formazione non è vista come una reale possibilità di collocazione nel mercato del lavoro. «Un errore che spero non commettano» conclude Bandi.

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