I dazi di Trump possono mettere Varese in ginocchio?

Per la Lombardia gli Usa sono il quarto partner commerciale, nella nostra provincia tra i primi dieci

Negli anni abbiamo imparato a convivere con un modello di economia sempre più globale: ma guardiamo oggi alle più importanti economie mondiali, Stati Uniti, Cina, poi anche Russia dove il protezionismo sembra crescere giorno dopo giorno. Cosa ci dovremo aspettare allora per il futuro?

Oggi il nuovo problema con il quale siamo costretti a fare i conti è la guerra dei dazi annunciata dal presidente americano Trump. Prodotti alimentari, mezzi di trasporto, prodotti tessili: sono tanti i prodotti Ue, veri e propri simboli del vecchio continente, che rischiano l’applicazione di dazi fino al 100%. E le economie dei diversi paesi iniziano a fare i conti. Secondo i dati elaborati da Camera di commercio di Milano e Coldiretti Lombardia su dati Istat,

solo l’export agroalimentare lombardo con gli Stati Uniti vale mezzo miliardo nell’anno: per la regione, gli Usa, sono il quarto partner commerciale nel mondo e l’export dei prodotti è praticamente raddoppiato in vent’anni mentre l’import è rimasto costante. Anche per la nostra provincia gli Stati Uniti sono un partner commerciale fondamentale, fra i primi dieci paesi destinatari di merci varesine, con 491milioni di euro di esportazioni nel 2016. I prodotti alimentari e bevande varesini venduti negli Stati Uniti sono praticamente raddoppiati negli ultimi due anni, passati da 38milioni di euro nel 2014 a 62milioni nel 2016. Anche i mezzi di trasporto made in Varese hanno un mercato importante negli Usa, quasi 60milioni di esportazioni nel 2016, con un drastico calo però rispetto agli anni precedenti, quando erano quasi il triplo: 171milioni nel 2014 e 146milioni nel 2015.

Gli scenari internazionali dunque si complicano, non sappiamo determinare se e quanto le politiche protezionistiche di Trump avranno effetti diretti sulla nostra economia locale così come possiamo solo costruire scenari ipotetici futuri su di un’economia che cambia veloce insieme alla geopolitica internazionale. «La politica internazionale è uscita dalla sua area di comfort – spiega Paola Margnini, Responsabile Ufficio Studi dell’Unione Industriali varesina sul blog dell’associazione -. Vengono pesantemente rimessi in discussione i principi base, i concetti totem, che hanno accompagnato lo sviluppo di questi ultimi 20 anni: gli anni della globalizzazione». Ci sono stati in questi anni avvenimenti importanti, che sembrano aver messo delle crepe nel modello di globalizzazione diffusa: «Per la prima volta da almeno un decennio, avanzano da più parti dubbi e si fa strada una ricerca di diversificazione, che è anche ricerca di protezione ed affermazione di identità locali e nazionali».

Quello che ci troviamo di fronte, come scrive il Centro Einaudi, è «un pianeta sempre più preoccupato, sempre meno sorridente» e ripensare dunque ai modelli economici che fin qui nel bene o nel male ci hanno condotto al presente può far paura. Mai come ora dunque «diventa fondamentale intercettare la crescita dove c’è» sottolinea Paola Margnini. «Occorre trovare il modo di superare il paradosso della mancanza di strumenti di governo economico efficaci proprio quando ne avremmo più bisogno per governare la trasformazione tecnologica, produttiva e sociale che ci attende, con delle armi non spuntate. Per affrontare il mondo nuovo abbiamo bisogno di strategie e visioni». E in questo senso, aggiunge Margnini «Il Piano Nazionale Industria 4.0 del Governo Italiano costituisce un tentativo, a lungo invocato, di dare al Paese una direzione di politica economica, non solo “redistributiva”, ma progettuale».n