Laurearsi alla Liuc è un affare. Entro tre anni il 95% trova lavoro

I dati diffusi dall’Ateneo evidenziano come il percorso di studi offerto consenta un facile inserimento professionale

Tasso di occupazione dei neo-laureati a tre anni oltre il 95%, retribuzione media di 1666 euro, tra le più alte in assoluto in Italia: l’università Cattaneo di Castellanza si conferma ateneo che spalanca le porte dei suoi studenti al mondo del lavoro. Ennesima dimostrazione della qualità del Career Service della Liuc: «Il segreto? Non ci sono ricette semplicistiche, ma tanto metodo e professionalità» afferma il rettore Federico Visconti.

I dati lo confermano ancora una volta: chi “esce” dall’università Cattaneo è già con un piede nel mondo del lavoro. Nel diagramma cartesiano che combina il tasso di occupazione a tre anni dalla laurea e la retribuzione mensile netta, sempre a tre anni dalla laurea, la Liuc è in cima al quadrante, grazie al 95,2% di neo-laureati con un impiego e ai 1666 euro della loro retribuzione media. «Una performance che ci inorgoglisce – sottolinea il rettore Federico Visconti –

“dietro” alla quale non ci sono ricette banali, ma condizioni che si sono create: questi risultati sono il frutto di tempo, investimenti e azioni di management. Da un lato, un metodo, fatto di sforzi e fatica, nel portare avanti un “modello didattico” Liuc che, tra incontri con i recruiter, aule esperienziali, testimonianze di manager, contatti con la comunità degli alunni e altro ancora, offre una buona combinazione tra teoria ed “empeirìa”. Dall’altro, la professionalità di chi si occupa di stage e placement, che fa la differenza». Nato nel 1995, tra i primi nel sistema accademico italiano, il Career Service della Liuc sforna numeri impressionanti. Un network di 6500 aziende collegate che offrono ogni anno in tutto 800 stage e 3800 proposte di lavoro, di cui 3000 solo per i neo-laureati (500-600 all’anno). «L’aspetto che ci rende unici – fa notare il responsabile del Career Service Liuc, Luigi Rondanini – è la relazione che riusciamo ad instaurare con i nostri studenti, seguiti da un personal career advisor che si prende carico del momento del passaggio, spesso fonte di ansia e insicurezza, tra l’università e il mondo del lavoro, per aiutarli a trovare un’occupazione in linea con le loro aspirazioni professionali». Gli strumenti messi in campo sono molteplici: dalle preselezioni dei candidati per conto delle imprese a iniziative come l’“on campus recruiting” e il “career opportunity day”, che portano i colloqui direttamente in ateneo, fino alla novità delle Innovation Olympics, una competizione tra team di studenti su progetti reali di innovazione strategica proposti da un’azienda committente. E ancora, simulazioni per la preparazione mirata del colloquio con l’ausilio di uno psicologo del lavoro e “mock interview” simulate da veri recruiter di grandi aziende. Tutto partendo da una considerazione di fondo: «Il 110 e lode non basta più» fa notare il rettore Visconti. «I recruiter – argomenta Rondanini – selezionano sempre di più in base alle competenze trasversali e a quelle distintive, che vanno oltre la laurea in sé».