Tutti al Pirellone per 400 posti a rischio

Allevatori - Situazione delicata nella provincia di Varese, tre lavoratori già a casa

Sono 400 i posti di lavoro a rischio in tutta la Lombardia per il sistema degli allevatori, che martedì prossimo sciopereranno per otto ore e manifesteranno al Pirellone, dalle 9.30 alle 13. La situazione è particolarmente delicata nella provincia di Varese, dove tre lavoratori hanno già perso il posto e altri quattro sono potenzialmente a rischio, a causa dei tagli ai contributi all’associazione regionale e a quelle provinciali, i cui operatori si occupano dei controlli funzionali sulla qualità

del latte, oltre a fornire diversi servizi agli allevatori sulle tecniche di allevamento, di alimentazione e di garanzia sulla qualità delle produzioni.
I 400 posti di lavoro a rischio sono suddivisi tra le associazioni provinciale allevatori di Cremona, Mantova, l’associazione interprovinciale di Brescia e Bergamo, quella di Lombardia Ovest che riunisce le province di Como, Lecco, Varese e Pavia, confluite con Milano, Lodi e Monza; in quest’ultimo territorio, che comprende anche quello varesino, sono 84 in particolare i posti a rischio.
«La situazione a Varese è particolarmente delicata – afferma Caterina Valsecchi, della segreteria Cisl dei Laghi – tre licenziamenti sono diventati già operativi anche se stiamo cercando di riassorbirne un paio, mentre altri quattro sono potenzialmente a rischio in prospettiva futura». La nostra provincia è l’unica della Lombardia, dove purtroppo i licenziamenti sono già diventati operativi, ma è tutto il sistema allevatori lombardo ad essere in grave difficoltà.
«Il problema – spiega Valsecchi – sono i mancati contributi al sistema che dovrebbero arrivare, in parte dal Ministero e in parte dalla Regione; questa situazione che noi denunciamo da tempo, sta creando gravi problemi che si ripercuotono sui lavoratori del settore, sugli allevatori, ma anche sui consumatori».
La mancata erogazione di contributi, significa meno controlli sulla qualità del latte ad esempio, che poi finisce sulle tavole delle famiglie varesine. Una situazione non più sostenibile; da qui, la decisione unitaria dei sindacati di categoria, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila e Confederdia regionali, che per martedì 21 giugno hanno proclamato uno sciopero di otto ore e un presidio dalle 9.30 alle 13 davanti alla sede del consiglio regionale, per protestare contro Regione Lombardia, ritenuta corresponsabile, con il ministero dell’Agricoltura, del mancato avvio dei bandi Psr europei, che permetterebbero il finanziamento delle attività di consulenza e il ritiro dei licenziamenti di 40 tecnici Sata, annunciati nei giorni scorsi.
«Scioperiamo perché vogliamo sollecitare le istituzioni ad affrontare e risolvere questo problema e Varese sarà in prima linea – prosegue l’esponente della Cisl – la Lombardia è la regione italiana dove si produce più latte fresco; i controlli che rischiano di essere cancellati, sono super partes e garantiscono sulla qualità dei prodotti e quindi il consumatore; recentemente, è stata aperta un’altra procedura di mobilità per 12 lavoratori che fanno parte dell’associazione allevatori Lombardia ovest che comprende anche la provincia di Varese». Una situazione sempre più delicata che riguarda un settore importante dell’economia lombarda e varesina.