Pedemontana: «Trent’anni sono troppi. Oggi non è più strategica»

Zamberletti: «Non sono certo che questa Pedemontana abbia la valenza strategica pensata trent’anni fa quando ero ministro ai Lavori Pubblici»

– «Non sono certo che questa Pedemontana abbia la valenza strategica pensata trent’anni fa quando ero ministro ai Lavori Pubblici».
A ricordare gli intenti originari del l’infrastruttura più importante per il nostro territorio negli ultimi decenni è Giuseppe Zamberletti che, dal mese di giugno a quello di luglio del 1987, ha ricoperto l’incarico di Ministro ai Lavori Pubblici.

«Gia all’epoca, Pedemontana era fonte di dibattito politico e di discussioni e, proprio in quell’anno, si arrivò quasi alla conclusione del progetto. Il problema che portò a una battuta di arresto e rimettere mano ai progetti viabilistici dell’opera fu la forte opposizione da parte del comune di Cantello, che già allora lamentava uno svantaggio e un impatto ambientale per il territorio comunale, e la politica milanese che chiedeva che anche il suo hinterland potesse beneficiare di questa infrastruttura».


Letteralmente il termine Pedemontana sta indicare una strada che corre ai piedi del monte. «Quello pensato originariamente doveva essere un percorso che allacciava, favorendo commercio e comunicazioni, i capoluoghi di Varese, Como, Bergamo e Lecco: si trattava cioè di una strada “alta”, che scorresse ai piedi dei monti, che avrebbe favorito e velocizzato gli scambi tra queste città poste in alto nella nostra Regione e spesso svantaggiate nelle comunicazioni proprio per la conformazione del territorio sul quale si affacciavano».
Già al tempo si credeva fortemente nei trasporti su gomma e l’intenzione era quello di velocizzare gli scambi commerciali tra le aziende lombarde situate in aree geografiche considerate disagevoli, ma fortemente industrializzate.
La politica milanese, però, insisteva affinché Malpensa venisse inserita in questo circuito viabilistico. «Così, il progetto man mano andò modificandosi e la Pedemontana inizio ad abbassarsi sino a diventare oggi una sorta di nuova tangenziale milanese che servirà più ai milanesi che non ai varesini e ai comaschi come, invece, si era pensato inizialmente».
«Inoltre, inizialmente, essendo la Pedemontana pensata per essere realizzata più in alto risultava meno impattante per il territorio perché non si infilava nel cuore urbanizzato della Brianza».
Gli interscambi tra Varese e Como sono sempre stati complessi, così come quelli tra Como e Lecco. «Non credo che questa “rivisitazione” della Pedemontana migliorerà rapporti strategici delle città capoluogo prima citate. Questa Pedemontana “bassa” rischia di diventare come la Brebemi. Quello che mi chiedo è: la “nuova tangenziale” di Milano sarà in grado di intercettare il traffico “alto”? Questa sarà la sfida che Regione Lombardia dovrà vincere».

Ma qualcosa di quel progetto originario è rimasto. «Il peduncolo varesino, quello che viene chiamato oggi tangenziale di Varese, era il tratto varesino originario della Pedemontana: era parte della Pedemontana». Secondo Zamberletti fondamentale sarà la conclusione di un’altra grande opera che, al momento, ha subito una battuta d’arresto. «L’Arcisate – Stabio è un’infrastruttura importantissima: è una Pedemontana ferroviaria che permette di collegare Varese non solo con Lugano, ma anche con Como passando dalla Svizzera».