La democrazia è nella gente. E nella poesia di un gesto

L’editoriale del direttore Francesco Caielli

Quelli del PD, a dire il vero, l’hanno sparata un po’ grossa. Quello slogan – “La democrazia è qui” – scelto per le primarie è francamente suonato un po’ troppo autoreferenziale. Perché crediamo che la democrazia smetta di esistere per definizione, quando qualcuno si arroga l’idea di esserne l’unico depositario. Detto questo, noi alle primarie del PD abbiamo votato (e facciamo pure outing: abbiamo votato per Orlando, per tutta una serie di motivi), quindi possiamo raccontarne le sensazioni.

Tutte belle. Perché entrare in quel seggio – piccolo, sopra il circolo comunale, che aveva ancora il profumo delle storie raccontate dai nostri vecchi – è stato un esercizio di memoria, un viaggio a riscoprire la preziosità delle cose piccole. Un ragazzo giovane a registrare il documento, la sua nonna a compilare la ricevuta, una signora gentile a offrire un cioccolatino. E poi, la gente del paese fuori dalla porta a chiacchierare, a leggere il giornale, a parlare di politica sì ma anche di tempo e donne. La democrazia è qui? Sì, certo. Ma non nelle primarie del PD.

La democrazia è nelle persone. Che danno a quel gesto, il voto, un valore indefinibile. Ah, a proposito: Renzi, tocca a te. Auguri.