Se non avremo più da mangiare tutti alla mensa della Cgil

L’editoriale di Marco Tavazzi

State tranquilli. Adesso che una delle poche forme capaci di limitare, pur debolmente, lo sfruttamento moderno è stata eliminata, fioccheranno a dismisura i contratti a tempo indeterminato. Perché ovviamente il mercato del lavoro, non essendoci più i voucher, dovrà per forza adattarsi e assumere secondo i vecchi parametri. Ci crediamo davvero? O abbiamo assistito per l’ennesima volta a una delle battaglie di retroguardia con cui le vecchie generazioni hanno fregato quelle nuove?

Eravamo contenti dei voucher? Certo che no. Nel mondo perfetto e ideale, quello che i sessantottini sognavano e puntualmente non hanno realizzato, preferendo alla rivoluzione un posto fisso, magari in un ente pubblico o in un sindacato, i voucher ci avrebbero fatto orrore. Nel mondo reale, quello con cui tutti dobbiamo fare i conti, erano il meno peggio.

Forse proprio perché erano qualcosa di non troppo negativo non andavano bene alla Cgil, principale attore di questa eliminazione. Il mercato del lavoro è cambiato negli ultimi decenni, anche se forse la Cgil è rimasta ferma negli anni Settanta, e non si è accorta del tempo che passava. Nel suo immobilismo ha preferito difendere i privilegi di pochi, e condannare le nuove generazioni al più bieco sfruttamento.

Ma stiamo tutti tranquilli. Quando non avremo più da mangiare, andremo tutti alla mensa della Cgil.