Un clarinetto in lavanderia “Qui la mia sala prove”

GIUBIANO «Mentre aspetto che i panni siano pronti mi esercito con il clarinetto». Non succede in un’abitazione privata, ma all’Orsetto Lavatore, la lavanderia automatica di Giubiano. Il musicista è un insegnante dell’Einaudi, che si chiama Roberto Carbone. Come mai la scelta della lavanderia automatica come sala prove? «Penso che per un musicista sia troppo facile suonare per un pubblico ricercato di appassionati, la musica deve fare breccia nel cuore delle persone più diverse. Trovo quindi che la lavanderia sia un luogo fantastico dove sperimentare»

risponde Carbone, che ammette anche che nel palazzo dove vive la musica non viene apprezzata.
Il momento preferito è la domenica sera. Quando Roberto Carbone arriva in lavanderia, con il sacco dei panni sporchi in una mano e la valigia con il clarinetto nell’altra. Ogni tanto qualcuno storce il naso e sembra non apprezzare la stravaganza, arrivando anche a pretendere il silenzio. Ma più spesso intorno al clarinettista si raccoglie un piccolo pubblico spontaneo che si mette ad ascoltare e applaude alla fine della performance. «Una volta un peruviano si è messo a ballare» racconta il musicista. «Se si visionassero le telecamere di sicurezza si vedrebbero delle scene davvero incredibili». Ogni tanto, spostandosi dalla lavatrice all’asciugatrice, capita che cada al suolo un paio di slip o un calzino. Nell’intimità di un bucato le distanze si accorciano, aumenta la confidenza e viene naturale scambiare due chiacchiere. Come Vincenzo Falanga, infermiere, che parla fiero del figlio Ettore, campione di rugby.
Oppure come la signora Cristina che si porta sempre dietro il lavoro, ma immancabilmente trova qualcuno con cui chiacchierare. E c’è anche il nonno che racconta di quella volta che ha dimenticato alcuni panni nell’asciugatrice e un signore li ha presi per lui, lasciando nella lavanderia un biglietto con scritto dove andarli a ritirare. Difficile, se non impossibile, fare un identikit dell’utente tipo. Ci sono donne e uomini, giovani e anziani, stranieri ed italiani, coniugati e single.
Persone che vi si recano d’abitudine perché non hanno la lavatrice in casa. E altri che ci vanno una volta ogni tanto, magari solo per asciugare il bucato quando il tempo è brutto. Sergio Orsatti, titolare della lavanderia Orsetto Lavatore, stima l’affluenza: «I carichi giornalieri vanno dai 20 ai 50, con picchi nei giorni di maltempo». Ma le persone che entrano ed escono sono più numerose. C’è, infatti, chi utilizza quello spazio solo per prendere una bevanda calda alla macchinetta e raccontare una confidenza all’amica del cuore, trovando la situazione più divertente che al bar, visto che le nuove conoscenze sono assicurate. «Settimana scorsa – racconta Carbone – sono stato testimone dell’incontro tra un ragazzo e una ragazza che alla fine del lavaggio si sono scambiati il numero di telefono».
Adriana Morlacchi

e.marletta

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