A Varese società fantasma per coprire il traffico d’armi

VARESE La sede è a due passi dal tribunale, in una palazzina che ospita diversi studi professionali, tra cui anche quello del commercialista Salvatore Provenzano, presso il quale Antares International Srl si è domiciliata.
Via Cesare Battisti 12: è in questo condominio con custode che ha sede la società al centro dell’inchiesta milanese su un colossale traffico internazionale d’armi con l’Iran. Difficile pensare che una città di provincia come Varese possa essere il fulcro di un affaire di queste dimensioni.

Eppure, si trova qui la società attraverso la quale, secondo la procura della Repubblica di Milano, avvenivano le triangolazioni con altri paesi per permettere esportazioni di armi verso l’Iran.
C’entrano i servizi segreti di quel paese, ma anche una ex testa d’uovo delle forze speciali britanniche; e gente che con le armi ci ha lavorato per anni e in tutto il mondo: e forse allora non è un caso che Alessandro Bon, trevigiano con residenza a Monza, ex dirigente della Beretta, abbia voluto domiciliare l’Antares nella nostra città, a due passi dal confine: perché, anche di là, in Svizzera, questa società che ha come oggetto la fabbricazione di aeromobili e veicoli spaziali, ha una propria sede.
Ma a Varese la Antares non operava direttamente: «Da me è solo domiciliata, ma non sono incaricato di tenere la contabilità, noi ritiriamo solo la corrispondenza che un fattorino viene a ritirare, nient’altro», conferma il ragionier Provenzano. Non maschera una certa sorpresa per quanto avvenuto. «Davvero non mi sono reso conto subito che l’Antares coinvolta in questa inchiesta fosse la società domiciliata presso il mio studio. Anche perché io questo Alessandro Bon nemmeno so chi sia». Neppure Arnaldo La Scala, residente in Svizzera, rappresentante legale, amministratore unico, nonché socio di maggioranza con il 99% delle quote di Antares International Srl, come il primo arrestato dalla Guardia di finanza? «Io qui non ho visto nessuno – risponde il commercialista – l’incarico di domiciliazione mi era stato passato da uno studio professionale di Milano, con il quale abbiamo buoni rapporti. Sono andato sulla fiducia, e peraltro di tratta solo di ritirare la corrispondenza, nulla di più».
Difficile dire quale fosse l’attività di Antares, dunque. La procura di Milano ipotizza che fosse proprio questa società (e la Stucco Vernice di Brescia di Danila Maffei, compagna di Alessandro Bon), la copertura attraverso la quale avvenivano le esportazioni illecite di materiale d’armamento. Una sorta di scatola vuota che producesse solo carta per mascherare traffici illeciti.
Franco Tonghini

s.bartolini

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