Da Agrigento a Varese per i test “Per fare il dottore 4mila euro”

VARESE Quattromila euro per diventare dottore. O meglio, per iniziare a provarci. Tanto hanno speso molti studenti “fuori sede” (Sicilia e Marche le regioni con maggiore affluenza) per raggiungere la città giardino a fare i test di ammissione alla facoltà di medicina. Volo, spostamenti, albergo e tasse d’iscrizione: un vero e proprio salasso sopportato senza avere la certezza di superare la prova di accesso.
A quanto pare, però, l’Insubria offre maggiori possibilità di riuscita che ogni altro ateneo del Bel Paese.

Per questo si è guadagnata un posto nel tour italiano delle università dove «tentare la sorte», insieme al San Raffaele di Milano e alla Cattolica Roma. E non solo per gli aspiranti dottori. La tendenza, infatti, è quella di provare più test di ammissione a diverse facoltà e avere così più possibilità di non aver fatto il cosiddetto «viaggio a vuoto».
È il caso di Mariapaola e Margherita Inga, due sorelle di Agrigento, che hanno cominciato il loro «tour per test» martedì. «Abbiamo iniziato dal San Raffaele di Milano – racconta il padre, Vincenzo Inga, sindaco di Calamonaci, comunque in provincia di Agrigento – Poi siamo venuti a Varese per provare medicina e odontoiatria». Totale costo della trasferta: quattro mila euro «che, come me, tanti altri genitori hanno dovuto sborsare per permettere ai propri figli di realizzare i loro sogni – continua – Tra l’altro è una cifra che non tutti possono permettersi, per cui il tanto conclamato diritto allo studio è negato già in partenza per chi non ha adeguate possibilità economiche. Il viaggio è costoso (700 euro all’andata e 300 al ritorno), poi si deve aggiungere l’alloggio (140 euro a notte all’hotel Crystal per quattro persone, otto giorni), gli spostamenti (200 euro per il noleggio auto) e il costo delle prove (50 euro a prova all’Insubria e 150 euro al San Raffaele). Poter accedere all’università dovrebbe essere un diritto per tutti, se poi una persona non è in grado di sostenere gli esami, la selezione avverrà naturalmente nel corso degli anni, farla prima è anticostituzionale».

Tanta strada e tanta fatica per essere anche «trattati malissimo – continua – Bossi viene al Sud e si scandalizza ma se si fosse presentato ai test ieri mattina cosa avrebbe detto? C’è gente che è venuta in giornata, è qui dalla mattina sotto il sole con le valigie e non può neanche andare in bagno. Il bar, se così si può chiamare, non ha i servizi e in università non si può entrare. Ci hanno fatto andare nelle altre sedi, fino in viale Borri. Non è esattamente il trattamento che ci aspettavamo di trovare al Nord».
Forse l’Insubria non era pronta ad accogliere tanti studenti fuori sede, ma a quanto pare entrare in facoltà qui è molto più semplice che in altri atenei. «Per entrate a medicina non occorre realizzare un punteggio altissimo – spiega Andrea Spertino, arrivato apposta da Domodossola – Secondo le statistiche degli anni precedenti, per cui basta avere una media di 43 punti per aggiudicarsi un posto, Varese è tra gli atenei con il punteggio più basso. Per questo ho deciso di provare anche qui». Prima naturalmente si tenta al San Raffaele di Milano e alla Cattolica di Roma.

«Poi a Varese e in più facoltà – racconta Chiara Bulfoni – Oggi medicina, domani odontoiatria, poi veterinaria, biologia e le professioni sanitarie. E se proprio dovessero andare tutti male, c’è sempre farmacia a Milano. Comunque vale la pena provarle tutte».
Valentina Fumagalli

s.bartolini

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