La moglie di Piccolomo: “Adesso torno a casa”

ISPRA «Finalmente una buona notizia»: la signora Talhi Zineb tira un sospirone di sollievo quando apprende per telefono dal cronista che il giudice ha deciso di restituirle la sua casa di Ispra. Potrà farvi ritorno in tempo per l’inizio del processo a suo marito, quel Giuseppe Piccolomo rinviato di fronte alla Corte d’assise il prossimo 31 gennaio per rispondere dell’omicidio di Carla Molinari.

«Almeno così posso rientrare in Italia senza troppi problemi per andare a trovare mio marito in carcere. Sicuramente arriverò prima del processo». Adesso vive in Marocco, paese di cui è originaria, nella casa dei genitori, È lì da oltre un anno e mezzo. Da ben prima cioè che succedesse il fattaccio. Allora i programmi della coppia, che aveva grosse difficoltà economiche, erano altri: i due volevano vendere la casa di Ispra (che il marito si era costruita quasi per intero con le proprie mani), per trasferirsi con i soldi ricavati in Marocco, dove il costo delle vita è infinitamente inferiore rispetto a quello italiano. E la donna era partita per prima con i due figli proprio perché a Ispra era difficile mandare avanti in ménage familiare.

Ma le cose sono andate diversamente: Piccolomo deve rispondere di un’accusa gravissima, e peraltro la casa, seppure dissequestrata, non è nella completa disponibilità della moglie, che pure è proprietaria al 50% dell’immobile. Il giudice Giuseppe Battarino l’ha infatti nominata custode dell’altra metà, per la quale ha disposto un sequestro conservativo, come aveva chiesto il pm Luca Petrucci: nel caso di sentenza di condanna, la vendita dell’immobile dovrebbe ripagare lo Stato delle spese processuali.

Dissequestrati anche tutti i mobili e gli oggetti all’interno dell’abitazione, ad eccezione di quelli per cui vi è un oggettivo interesse ai fini processuali. Talhi Zineb non pensa per ora di far rientrare i due figli (una bambina di 4 anni e mezzo e un maschietto di due anni più giovane): «Se non c’è nessuno che mi aiuta, non riesco a portarli in Italia, e ancora non so quanto tempo potrò fermarmi lì. Staccarmi dai mie piccoli mi costa fatica, li dovrò affidare ai miei genitori, anche se mia mamma è anziana e il papà è malato».

Loro i bambini, «tutti i giorni chiedono del papà, è una cosa straziante dovergli spiegare che per ora nn possono riabbracciare». Non sanno che è accusato di omicidio. Ci sono prove gravi contro di lui, c’è il sangue della vittima sul coltello trovato a casa sua. «Ma io – ribatte prontamente la moglie – non ci credo, io starò sempre dalla parte di mio marito, per me lui è innocente».

Franco Tonghini

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