Le figlie di Piccolomo “Cresciute a pane e botte”

COCQUIO TREVISAGO Storie di quotidiano orrore. Dense di soprusi e di violenze. Anche sessuali. Un’intera famiglia in balia di un violento. Un uomo capace di massacrare uno sconosciuto per un sorpasso, e di spaccare il naso a un altro per un parcheggio; di prendere a cinghiate una figlia solo perché, dopo aver chiesto un pezzo di gorgonzola, ne aveva lasciato la crosta nel piatto; di appuntare le proprie morbose attenzione su bambine di appena tre e quattro anni,

sangue del proprio sangue; di descrivere in tutti i suoi raccapriccianti dettagli, ancora ai propri figli, l’agonia della prima moglie, spirata fra atroci tormenti in un’auto trasformata in una bara di fuoco; e di minacciare di morte, brandendo coltelli e mannaie, le persone che dentro casa avevano l’ardire di fargli saltare la mosca al naso: e bastava un nonnulla, come uno sguardo male interpretato.
Ieri in tribunale hanno testimoniato Filomena Cinzia e Nunzia Piccolomo, le due figlie di Giuseppe Piccolomo: l’uomo accusato di avere ucciso e mutilato, a Cocquio Trevisago, l’82enne Carla Molinari il 5 novembre 2009. E sono state testimonianze choc, quelle delle due donne. «La famiglia Addams a noi ci faceva un baffo», ha commentato, con amara ironia, Filomena. «Siamo cresciute a pane e botte», ha rincarato Nunzia.
Raccapriccianti le parole di Filomena che, per sfuggire al padre-padrone, scappò in Germania appena raggiunta la maggiore età. Ha descritto le molestie sessuali subite da quando aveva quattro anni, e proseguite fin dopo il parto della prima figlia. Ha raccontato dei furibondi pestaggi e di quella volta in cui il padre brandì una mannaia contro di lei: «Negli occhi aveva il demonio». Ha descritto i pestaggi di Peppe contro Marisa Maldera, la prima moglie, e le minacce di morte, intensificate dopo la sbandata per quella dipendente marocchina che poi è diventata la seconda moglie: «Meglio vedovo che separato. Non ci penso due volte a versarti una tanica addosso e a darti fuoco, perché il fuoco non lascia tracce». Frase raggelante, vista la tragica fine della Maldera. Filomena, come Nunzia, è convinta che sia stato il padre a far fuori la mamma. E Piccolomo, davanti al tentativo delle figlie di mettere sull’avviso i magistrati, le irrideva: «Non sono stati capaci i carabinieri a trovare le prove, dovevate riuscirci voi? Io le cose le faccio bene».
Atroci anche le memorie di Nunzia. Come quella volta in cui, quando non aveva nemmeno sette anni, il padre se la portò in camera da letto approfittando del fatto che la madre era in ospedale per partorire: «Quello che successe poi non lo ricordo: l’ho rimosso». Poi l’omertà dentro le mura di casa, per paura di nuove e più crudeli ritorsioni: «Prima ti ammazzo i figli, e poi ammazzo anche te», avrebbe detto Pippo alla moglie, disperata dopo aver saputo delle molestie subite dalle bimbe.
La prossima udienza è stata fissata per lunedì. Intanto l’avvocato difensore Simona Bettiati ha fatto sapere che Piccolomo non intende deporre: al massimo, rilascerà dichiarazioni spontanee.

e.romano

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