Profugo scampa a guerra e bombe Ma muore annegato nel Ceresio

BRUSIMPIANO Era fuggito da due guerre. Dalle violenze in Nigeria che lo hanno portato in Libia, trampolino forzato verso l’Europa. Primo passaggio del tentativo di ricostruirsi una vita. Lì ha resistito alla fame e al conflitto tra gli insorti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Bengasi e le forze lealiste del colonnello Muammar Gheddafi.
Per sfuggire alle bombe, così, ha rischiato ancora. Salpando alla volta dell’Italia a bordo di una delle carrette del mare che cercano riparo dall’inferno

nella traversata del Canale di Sicilia. Verso una terra promessa, Lampedusa, toccata lo scorso giugno. Dopo alcuni giorni di navigazione in cui il pericolo diventa il pane quotidiano. Tutto per una richiesta d’asilo. Che gli ha aperto le porte del trasferimento, da rifugiato, in provincia di Varese. Con l’Albergo Milano di Marzio che era diventata, da circa un mese, la  sua nuova casa. Fino a qualche minuto prima delle 15.30 di oggi. Quando il destino gli ha voltato ancora le spalle. Questa volta per sempre. Spingendolo in cerca di refrigerio dai quasi 40 gradi del pomeriggio nelle acque del lago Ceresio. Che lo hanno inghiottito senza lasciarli alcuno scampo.
Così è morto Marcellinus Dike, 27 anni, originario della Nigeria. Sotto gli occhi di tre amici, a loro volta profughi, richiedenti asilo. Scesi con lui da Marzio alla ricerca di un briciolo di normalità estiva. Dalla riva, lo hanno visto sprofondare nell’acqua senza poter reagire. Hanno potuto solo avvisare altri bagnanti. A gesti. Affinché chiedessero aiuto ai soccorsi. Richiesta raccolta da una donna che, senza esitare, ha rilanciato l’allarme alle forze dell’ordine. I tre amici, così, seduti su una delle barche posate sulla riva della spiaggetta di Cavangelo hanno atteso con le lacrime agli occhi. Consci che le speranze di riabbracciare Marcellinus si affievolivano minuto dopo minuto. Nonostante le ricerche e il tentativo disperato di salvataggio fossero scattati repentinamente, con un ingente dispiegamento di forze. Sulle rive del porticciolo, affacciato su via XXV Aprile, sono arrivati infatti, coordinati dalla sala operativa della Guardia di finanza di Como, i mezzi nautici delle fiamme gialle, dei vigili del fuoco di Varese, della protezione civile di Lavena Ponte Tresa e Brusimpiano, i sanitari del 118 e i volontari dell’Associazione del salvataggio Lugano.
Intervento provvidenziale quello dei soccorritori elvetici che, dopo aver verificato di concerto con le altre forze dell’ordine e di ricerca il punto in cui il ragazzo era scomparso, hanno immediatamente calato in acqua due sub. Che, dopo poco meno di un’ora di immersione, hanno individuato a pochi metri da riva e a una profondità di circa 6 metri il corpo privo di vita del ragazzo.
Alessio Pagani

s.bartolini

© riproduzione riservata