«Balairatt atto secondo» I topi attacano l’orso svizzero

 Dopo i “ratti” che attaccano il formaggio svizzero, arrivano gli orsi. Simbolo del Ticino e della Svizzera minacciata dagli stranieri e dal frontalierato. Ovvero dagli stessi “topi” che sono pronti a catturare il povero plantigrado “Berni” e a cuocerlo, ancora vivo e senza pietà, su un grosso spiedo.

È questa la nuova allegoria dell’Udc Ticinese, pensata per lanciare la ricorsa alle elezioni federali del prossimo 23 ottobre. “Salva Berni”, infatti, ha preso il posto di “Bala i ratt” ma il tono e i messaggi dell’Unione democratica di centro, alleata con la Lega dei Ticinesi per l’elezione al Consiglio degli Stati, sono sempre gli stessi. L’attacco ai lavoratori della fascia di confine che distorcono il mercato del lavoro in Ticino, agli stranieri in generale e alla politica italiana di «attacco» alla piazza finanziaria elvetica. Il tutto reso, all’apparenza, più digeribile perché mascherato da favola con tanto di megamanifesti, sparsi per le strade del Ticino, a sottolinearne i punti salienti.

La “storia” è quella del pacifico orso Berni. Animale tranquillissimo. Che trascorre il suo tempo mangiando fondute al formaggio, giocando con le caprette e guardando l’ora su un orologio a cucù. Fino a quando l’immagine di pace bucolica e tradizionale è minacciata dall’arrivo degli stranieri. «Che invadono la Svizzera – spiega la campagna realizzata sullo stesso stile di “Bala i ratt” – e lo circondano. Mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza».

 Nemici che guarda caso hanno proprio le sembianze di tre grossi ratti. Che, nel nuovo atto della propaganda politica, riescono persino a catturare il «povero orso». Legato e messo sulla griglia dai tre “famelici” topi. Gli stessi che, che nella precedente campagna elettorale. avevano creato più di una polemica. Perché rappresentano, e lo si capisce chiaramente dalle bandierine italiane appese sul casco da lavoro e sullo scudo, i frontalieri e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Cui si aggiunge l’immancabile

criminale proveniente dall’Est Europa grazie ai bilaterali. «C’era una volta un paese dove la gente si sentiva sicura, libera e padrona del proprio futuro. Un paese – spiega a corredo dei manifesti Pierre Rusconi, presidente dell’Udc Ticino – dove si usciva la sera in tranquillità, per i figli si progettava un futuro e il lavoro era una certezza. Dove è andato a finire tutto questo?»

 Non tutti, però, la pensano così. Specialmente gli organizzatori della manifestazione, in calendario sabato a Bellinzona a partire dalle 16. Si tratta di sindacati e partiti dell’area progressista che chiamano a raccolta la popolazione per protestare contro il fenomeno del dumping salariale e sociale. «Dumping salariale e sociale che –  per il comitato  – non è strettamente legato agli accordi bilaterali ed alla libera circolazione delle persone – . Anche nei settori nei quali non vi è una maggiore offerta di manodopera si constata la tendenza ad una diminuzione dei salari e ad un peggioramento delle condizioni di lavoro».

e.besoli

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