Incidente in volo al Campo dei fiori I periti: “E’ stato un errore umano”

VARESE «È stato un errore umano avere fatto la manovra con il veicolo di traino ancora agganciato»: Giampaolo Canattieri e Aldo Rossi, rispettivamente generale e colonnello a riposo dell’Aeronautica militare, consulenti della Procura, rispondono così alla domanda conclusiva del pm Agostino Abate, che al termine della esposizione della loro perizia, ha chiesto da che cosa fosse causato l’incidente aereo del 17 marzo 2007, nel quale perse la vita il pilota istruttore Francesco Tamborini.

Il manovratore a cui si riferiscono i due periti è proprio l’imputato: Valerio Fusetti, di Saronno, alla guida dell’aliante che Tamborini aveva portato in quota sopra al Campo dei Fiori, trainandolo con un velivolo a motore.

«In particolare – hanno aggiunto i due esperti – l’erro è consistito non tanto il mancato sgancio della fune di traino, quanto l’avere fatto la manovra di virata senza essersi accertato che la fune fosse sganciata».

Perché, hanno spiegato, quando l’aliante ha cambiato direzione di marcia, ha esercitato una fortissima trazione sul velivolo a motore, ancora agganciato per la coda. «Questo ha comportato lo stallo e la successiva caduta a peso morto dello stesso velivolo». È stato accertato che Tamborini è caduto da un’altezza di circa 150 metri. In teoria avrebbe potuto anche salvarsi, se sotto non avesse avuto la montagna: «Le procedure di volo dettate dall’AeroClub sono state eseguite correttamente» hanno aggiunto ancora Canattieri e Rossi,

«Tamborini ha portato l’aliante fino a mille metri di quota, ma è stato sfortunato per mancanza di spazio, perché sotto di sé aveva la montagna ad appena 150 metri». Se avesse avuto mille metri forse si sarebbe potuto salvare: avrebbe potuto riprendere portanza e dando motore recuperare il volo. Invece, con così poco spazio, il polita non ha potuto fare nulla per evitare l’impatto quasi verticale, a peso morto, del velivolo».

Un particolare, quella della montagna troppo prossima all’aereo, sul quale hanno insistito gli avvocati difensori di Fusetti, Fabio Moscatelli e Franco De Servi, che ritengono che la responsabilità fu tutta invece di Tamborini. La loro tesi è che si sarebbe avvicinato troppo alla montagna, salvo poi tentare una manovra disperata per allontanarsi: un movimento repentino che avrebbe spezzato il cavo alterando gravemente la stabilità dell’aereo.

Diversa la ricostruzione dei periti, secondo i quali il cavo si sarebbe spezzato a causa della forte trazione esercitata dall’aliante subito dopo la virata. Udienza aggiornata al 21 febbraio per le conclusioni e, forse, la sentenza.

e.marletta

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