Cadegliano, Rallo non ricorda nulla «È malato e confuso, scarceratelo»

CADEGLIANO VICONAGO Vuoto totale. Ancora oggi, Gaspare Rallo, 55 anni di Arcisate, non ricorda nulla. Nella sua memoria non c’è traccia di quella convulsa domenica mattina, quando a Cadegliano Viconago tentò di strangolare l’amica di 75 anni Maria Leggio dopo averle infilato sulla testa un sacchetto di plastica.

«Quello che sa, è ciò che gli è stato raccontato dalla stessa signora quando il mio assistito è tornato in sé – dice Michele Lodi, l’avvocato che lo difende e che lo ha visitato nel carcere varesino dei Miogni – lui non riesce a capacitarsi di quanto è successo. Però l’ho trovato anche pacato e tranquillo».

L’avvocato ribadisce la sua versione: Rallo è stato colto da un raptus improvviso. E per adesso dalle indagini non è emerso nulla che possa far ipotizzare il contrario. Rallo, infatti, non avrebbe avuto nessun motivo per fare del male a quell’anziana che da qualche tempo aiutava nello svolgimento delle incombenze quotidiane, a cominciare dalla spesa.

«Adesso la nostra principale preoccupazione è quella di fare uscire quanto prima Rallo dai Miogni – continua il legale – le sue condizioni psicofisiche sono incompatibili con lo stato di detenzione in carcere». Rallo, infatti, dalla fine dello scorso anno sarebbe seguito dal centro psicosociale di Varese. E parte della sua cura consisterebbe nell’assunzione di farmaci antidepressivi. Inoltre la famiglia avrebbe riferito di aver notato un cambiamento nel comportamento delle ultime due settimane, come se l’ex imprenditore edile fosse dilaniato da un grave disagio interiore.

Rallo nel 2009 fu vittima di due gravi ischemie cerebrali che lo lasciarono parzialmente invalido e che gli provocarono da lì in avanti episodi di perdita della coscienza. Nel 2010, inoltre, subì due interventi di cataratta purtroppo finiti male: perse totalmente la vista da un occhio, mentre nell’altro gli restarono solo due decimi.

I gravi problemi di salute, è questa la tesi della difesa, potrebbero aver minato la sua capacità di intendere e di volere. Per questo Lodi non esclude, in seconda battuta, di chiedere una perizia in grado di appurare le reali condizioni di Rallo in quella fatidica domenica mattina.

«Ma questo adesso è secondario – afferma Lodi – La cosa più importante è fare uscire Rallo dal carcere. Ha bisogno di cure, e di un monitoraggio costante delle sue condizioni, che ai Miogni non può ottenere».

Enrico Romanò

s.affolti

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